Ieri, il portavoce del Ministero degli Affari Esteri ucraino Oleg Nikolenko ha pubblicato un post col quale esprime il suo disappunto per gli errori semantici che i relatori del G20 avrebbero fatto nella redazione della dichiarazione congiunta sulla guerra in Ucraina.
Nella nota originale si dichiarava:
- - Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, tutti gli stati sono tenuti ad agire in accordo con i princìpi e le finalità delle Nazioni Unite;
- - Sulla guerra in Ucraina, tutti gli stati devono astenersi dalla minaccia o uso della forza per fini di conquista territoriale ai danni dell’integrità territoriale e della sovranità o dell’indipendenza politica di qualsiasi stato;
- - Sulla guerra in Ucraina, l’uso o la minaccia di armamenti nucleari è inammissibile;
- - Sulla crisi in Ucraina, “ci furono diverse visioni e valutazioni della sitazione”
Nikolenko ha perciò riproposto la nota mettendo in evidenza le cancellature e le correzoni in rosso:
- - Per quanto riguarda la guerra CONTRO l’Ucraina, LA RUSSIA è tenuta ad agire in accordo con i princìpi e le finalità delle Nazioni Unite;
- - Sulla guerra CONTRO l’Ucraina, LA RUSSIA deve astenersi dalla minaccia o uso della forza per fini di conquista territoriale ai danni dell’integrità territoriale e della sovranità o dell’indipendenza politica di qualsiasi stato;
- - Sulla guerra CONTRO l’Ucraina, l’uso o la minaccia DA PARTE DELLA RUSSIA di armamenti nucleari è inammissibile;
- - Sulla GUERRA D’AGGRESSIONE CONTRO L’UCRAINA, I MEMBRI DEL G20 L’HANNO INEQUIVOCABILMENTE CONDANNATA E HANNO CHIAMATO MOSCA PER PORVI FINE
Il portavoce non ha nascosto il suo biasimo verso i membri del G20, colpevoli di non aver puntato il dico univocamente verso Mosca e che solo un anno fa a Bali dichiaravano – citando una risoluzione delle Nazioni Unite – di condannare “in modo forte e deciso l’aggressione della Federazione Russa ai danni dell’Ucraina”.
La dichiarazione congiunta tuttavia è piaciuta anche agli USA: “Dal nostro punto di vista, funziona”, ha riferito alla stampa il consigliere per la sicurezza degli Stati Uniti Jake Sullivan.