Il padrino dello “shock rock”, Alice Cooper, è stato scaricato dall’azienda per cosmetici goth Vampyre Cosmetic dopo un’intervista in cui ha rimarcato le sue perplessità riguardo a tutto ciò che gravita attorno alla transizione di genere in bambini e ragazzi.
Cooper, noto non solo per la sua musica ma anche per il suo look - storicamente glam e metal - in cui l’eyeliner nero è parte integrante del suo personaggio.
La rockstar ha fatto terra bruciata in pochissimo tempo dopo aver osato avere una banalissima opinione di buon senso, reato gravissimo – almeno socialmente e culturalmente, per ora -, e cioè che gli interventi chirurgici transgender sono una “moda passeggera” nella quale facilmente si può incorrere nel rischio di confondere i bambini.
Cooper aveva firmato un accordo di partnership con l'azienda di cosmetici a tema goth - che si descrive come "di proprietà orgogliosamente di donne, di disabili e di proprietà LGBT +" - solo due settimane fa, stando a quanto riporta il New York Post.
Il marchio, che commercializza trucco, rossetti e tavolozze a tema gotico, ha firmato un accordo con lui per vendere una collezione di mascara in stile Cooper, tavolozze di trucco a forma di chitarra e amplificatore e rossetti in stile microfono.
Dopo le dichiarazioni di mercoledì scorso rilasciate sul sito web di musica Stereogum, la Vampyre Cosmetic ha subito emesso un comunicato nel quale fa sapere che la collaborazione con la rockstar sarebbe stata terminata immediatamente “alla luce delle recenti dichiarazioni” dichiarando il loro supporto alla causa LGBTQA+.
Capisco che ci siano casi di transgender, ma temo che sia anche una moda passeggera", ha detto Cooper ai microfoni di Stereogum.
"Temo che ci siano molte persone che affermano di essere questo solo perché vogliono essere quello."
"Stai ancora cercando di trovare la tua identità, eppure ecco che gli si dice: ‘Sì, ma puoi essere tutto ciò che vuoi. Puoi essere un gatto se vuoi esserlo’”.
'Voglio dire, se ti identifichi come un albero… Io dico: 'Ma per piacere! In cosa ci troviamo, in un romanzo di Kurt Vonnegut?»
"È così assurdo che ormai siamo arrivati al limite dell'assurdo."
Cooper ha anche preso di mira "l'intera faccenda ‘woke’" e ha chiesto: "Chi stabilisce le regole?"
"C'è un edificio da qualche parte a New York dove le persone si siedono ogni giorno e dicono: 'Okay, non possiamo dire ‘mamma’ adesso. Dobbiamo dire persona in fase di parto”
"Chi stabilisce che stabilisce queste regole?" Non capisco. Non sono vecchio stile a riguardo. Sono solo logico al riguardo.'
Tanto è bastato perché quotidiani progressisti come il Daily Beast lo scaricassero a loro volta e gli affibbiassero l’etichetta di transfobico.
“Alla luce delle recenti dichiarazioni di Alice Cooper non collaboreremo più con il makeup. Siamo dalla parte di tutti i membri della comunità LGBTQIA+ e crediamo che tutti dovrebbero avere accesso all’assistenza sanitaria. Tutte le vendite in preordine verranno rimborsate” si legge nel post di Instagram della Vampyre Cosmetics.
Chiaramente, tali posture ideologiche da parte delle aziende sono anche figlie della migrazione forzata verso una “stakeholder economy” – sistema nel quale per avere un punteggio ESG decente è necessario sposare a pieno qualsiasi filosofia progressista politicamente corretta piaccia a chi possiede le fette più cospicue dei mercati – perciò ci si sente quasi obbligati a liberarsi di qualsiasi cosa rischi di macchiare indelebilmente il proprio nome agli occhi degli stakeholder. Il fatto è che, che piaccia o meno – la faccenda Bud Light/Dylan Mulvaney ne sia un fulgido esempio, o anche il caso Target durante il pride month– spesso questa ossequiosità verso i signori del vapore non gioca a loro favore in termini di fatturato.
I consumatori sono arci-stanchi di ricevere reprimende e “moral suasion” da aziende (che dovrebbero limitarsi a vendere prodotti, e non assetti ideologici neo-marxisti rivolti per di più alle nuove generazioni) il cui fine è prosperare finanziariamente. Non hanno problemi a boicottare, basti vedere l’immensa quantità (circa 27 miliardi di dollari di introiti) di denari persi da Budweiser dopo aver affidato l’immagine del marchio Bud Light a Dylan Mulvaney. Eppure, nonostante i segnali e prove del “go woke, go broke” siano ovunque, e nonostante il rischio di andare in bancarotta, c’è ancora chi continua a fare cancel culture e virtue signaling.