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Il ministero della Difesa risponde alla Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids

Legittimi gli accertamenti sanitari periodici sui dipendenti e la richiesta di test Hiv negativo in sede di assunzione, per qualsiasi ruolo

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La Lila ha più volte denunciato il fatto che tutti i bandi del ministero della Difesa, per qualsiasi ruolo in qualsiasi Corpo, sono ora riservati a persone in grado di produrre un test Hiv dall'esito negativo, e che l'introduzione del test Hiv periodico obbligatorio per tutti dipendenti delle Forze armate ha provocato forti timori in merito alla conservazione del posto di lavoro. Di ciò la Lila si è fatta portavoce, interpellando lo stesso ministero.

Il ministero della Difesa ha replicato sostenendo la giustezza e la legalità delle proprie decisioni: per lavoratori e lavoratrici in divisa resta l'obbligo di test Hiv negativo in ingresso, con cambio mansioni in caso di positività all'Hiv. Per "tutelare la comunità dal rischio infettivo", con accertamenti "propedeutici all'esecuzione delle prove ginnico-sportive di mantenimento dell'efficienza operativa" (ignorando evidentemente che vi sono anche campioni olimpici che vivono con l'Hiv).

Una decisione fondata su un Decreto del Presidente della Repubblica (Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, DPR 90/2010) che la Lila reputa fuori dalla storia e dalle conoscenze attuali sul virus e sulle modalità di trasmissione e in merito alla quale auspica l'intervento dei ministeri della Salute e del Lavoro, perché venga ristabilito un quadro normativo coerente. Nel 2014, a oltre 30 anni dalla scoperta del virus, ci si aspettano passi avanti, non indietro.

La corrispondenza tra la Lila e il ministero della Difesa può essere consultata a questo indirizzo:
http://www.lila.it/it/lila-dice/515-hiv-forzearmate.html
 

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