Quando ci si accosta a un libro come “La vecchia che caramellava le mele”, opera della Dott.ssa in medicina Raffaella Bertoglio, già dalla prefazione e dalla quarta di copertina capiamo come siano necessarie più letture per arrivare a coglierne l’essenza e la profondità.
Non è la scrittura, di per sé scorrevole e che non indugia su termini medico-scientifici a pretendere dal lettore una cura e una impegno maggiori, quanto la trama, giocata su più piani temporali, e il contenuto.
Nella storia passato e presente si intrecciano trascinandoci in dimensioni ora note, ora da scoprire. Iniziamo così un viaggio nel tempo che, partendo da lontano, dal profondo, dall’ascolto di noi stessi, è destinato ad arrivare agli altri in un continuo invito alla conoscenza: “occorre sapere per progredire ed evitare vecchi errori che sono solo nostri”. Il tutto deve avvenire senza intravederne la fine, “c’è sempre un oltre e un altrove” che ci attende. Un impegno a cui non dobbiamo sottrarci perché “non possiamo pretendere di sorreggere se non abbiamo la forza di sorreggere noi stessi”. È necessario sfruttare quello che c’è stato dato senza dover reiniziare ogni volta rendendoci consapevoli che siamo un insieme di cellule, “ognuna con la sua storia da raccontare”. Affondare nel passato, riscoprire le origini per comprendere l’oggi e preparare un domani migliore, questo è il compito che l’autrice ci propone, di certo non facile, e l’universo femminile ne è il destinatario perché il solo capace, attraverso il proprio mitocondrio, di preservare la propria Unicità. Un passaggio da donna a donna in cui privilegio e responsabilità si fondono.
I personaggi maschili e femminili che animano la storia ci rispecchiano nel loro sentire e agire, per poi distanziarsene momentaneamente e tornare di nuovo a essere vicini in una scrittura che unisce scienza e spiritualità, religione e psiche.
Facile intuire come la stesura del libro abbia richiesto tempo e impegno all’autrice per poter approfondire le conoscenze e arricchire il proprio universo emozionale così da regalarci un’occasione, per niente scontata, di crescita, che merita tutta la nostra gratitudine.