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L'ultima notte dell'altoforno della Lucchini. Il videomessaggio degli operai

A rischio oltre 4mila posti di lavoro

a cura della redazione
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Ancora poche ore e l'altoforno dell'acciaieria Lucchini di Piombino verrà spento. È stata programmata per questa notte l'entrata in stand-by: una 'dormita' di 25 giorni prima dello spegnimento definitivo.
Se non si troveranno acquirenti entro la fine di maggio, il secondo polo siderurgico italiano - dopo l'Ilva di Taranto - si eclisserà per sempre ponendo un pesantissimo punto di domanda sul futuro di oltre 4mila famiglie che oggi vivono grazie al lavoro della 'fabbrica' (così è chiamata a Piombino) e dell'indotto. 

La fabbrica fondata da Luigi Lucchini (morto a 94 nell'agosto dell'anno scorso) nel recente passato il colosso è stato guidato da Enrico Bondi. Con lui la Lucchini è diventata una holding nel 2003. Due anni dopo è stata acquistata dalla Severstal (di proprietà russa). 
Il passaggio di proprietà non ha scongiurato la crisi che ha colpito duro nel 2008. Alla fine del 2012 è entrata in amministrazione straordinaria, con il commissario Piero Nardi. All'inizio dello scorso anno è stata dichiara insolvente dal Tribunale di Livorno.

Finora le manifestazioni d'interesse si sono rivelate infondate. La società tunisina Smc, guidata da Khaled al Habahbeh, che sembrava dovesse rilevare l'azienda si è tirata indietro. L'unica speranza ora è riposta in quella degli indiani della Jsw.

Per il proseguimento dell'attività dell'altoforno non ci sono prospettive, ne è convinto anche il ministero dello Sviluppo economico che ha manifestato l'intenzione di accelerare il processo di risanamento ambientale per una riconversione del sito. La Regione Toscana ha messo sul piatto 60 milioni di euro in aggiunta ai fondi europei per implementare un nuovo forno elettrico e tecnologie all'avanguardia che permettano nel futuro lo smaltimento delle navi. Pensare a una totale ricollocazione degli attuali livelli occupazionali è cosa ardua e i lavoratori hanno lanciato un appello al Papa con un video curato da Klaus Davi e dalla Cgil Toscana: «Francesco, qui siamo alla fine. Fai qualcosa». 

LA RISPOSTA DI PAPA FRANCESCO

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