In un comunicato stampa, il Gabinetto Reale del Marocco ha evidenziato, lunedì 13 marzo, che "la posizione del Marocco nei confronti della questione palestinese è irreversibile", ricordando al partito islamista Giustizia e Sviluppo (PJD) che "la politica estera del Regno è una prerogativa del Re Mohammed V in vertù alla Costituzione.
Il Gabinetto Reale ha reagito al comunicato del PJD del 4 marzo: "Il segretariato generale del Partito Giustizia Sviluppo (PJD) ha recentemente pubblicato una dichiarazione contenente superamenti irresponsabili e pericolose errori concernenti le relazioni tra il Regno del Marocco e lo Stato d'Israele, collegandole agli ultimi sviluppi nei territori palestinesi occupati", ha affermato il testo, aggiungendo che "la posizione del Marocco sulla questione palestinese è irreversibile, e costituisce una delle priorità della politica estera di Sua Maestà il Re Mohammed VI, Amir Al-Mouminine e Presidente del Comitato Al-Quds, che lo colloca allo stesso piano dell'integrità territoriale del Regno. Si tratta di una posizione di principio costante del Marocco, che non può essere soggetta alle polemiche politicanti e alle campagne elettorali strette", continua la nota. La stessa fonte ritiene che "la strumentalizzazione della politica estera del Regno in un'agenda partitica interna costituisca quindi un precedente pericoloso e inaccettabile".
Tuttavia, "la ripresa delle relazioni tra Marocco e Israele è avvenuta in circostanze e in un contesto che tutto il mondo conosce è ben inquadrata dal comunicato del Gabinetto Reale di 10 dicembre 2020 e che è stato pubblicato lo stesso giorno in seguito alla comunicazione telefonica tra Sua Maestà il Re e il Presidente palestinese, nonché dalla Dichiarazione Tripartita del 22 dicembre 2020, firmata davanti al Sovrano".
Il ristabilimento dei rapporti tra Marocco e Israele è stata una decisione di Stato presa in un contesto specifico per il Marocco in relazione al riconoscimento della marocchinita' del Sahara da parte del presidente Trump.
Nel comunicato si precisa che "di questa decisione erano state poi informate le forze vive della nazione, i partiti politici, nonché alcune personalità di spicco, e alcuni organismi associativi militanti per la questione palestinese, per i quali avevano espresso la loro adesione e il loro impegno.
Il 4 marzo il Pjd guidato da Abdelilah Benkirane, ha espresso la sua "disapprovazione" per le recenti "posizioni assunte dal ministro degli Esteri", accusando il ministro degli Affari Esteri di "aver difeso l'entità sionista in alcuni incontri africani ed europei, in un momento in cui l'occupazione israeliana continua la sua criminale aggressione contro i fratelli palestinesi".
L'uscita del PJD piuttosto frettolosa e molto evasiva, utilizza le stesse scorciatoie ed elementi di linguaggio veicolati dagli avversari del Regno e ha infatti ritenuto opportuno prendere di mira alcuni interventi del Ministro degli Esteri all'interno degli organi dell'Unione Africana, fingendo di dimenticare che la diplomazia marocchina era in una battaglia per la riforma e di liberare questa organizzazione panafricana dalla tutela algerina e sudafricana. Ciò mette in discussione i veri obiettivi del partito islamista che assume il silenzio inspiegabile e colpevole sulla Turchia dell'islamista Erdogan che ha completamente rinnovato le relazioni con Israele.
Da ricordare che il 22 dicembre 2020 a Rabat, l'ex capo del governo ed ex segretario generale del PJD, Saad-Eddine El Othmani ha firmato, alla presenza del Re Mohammed VI, la Dichiarazione tripartita tra Marocco, Israele e Stati Uniti. Una firma che Abdelilah Benkirane aveva benedetto in un video postato sui social, dove aveva affermato che "l'unica posizione è sostenere la posizione Reale". "Essere nell'esecutivo significa che fai parte dello Stato. È la lettura che si deve fare degli eventi", aveva poi giustificato. Tuttavia, dal novembre 2021 e il giorno dopo le elezioni legislative che lo hanno posto all'opposizione, il PJD ha iniziato a criticare la "normalizzazione con Israele". Ciò che è deplorevole in questo opportunismo politico non è che venga fatto un commento su un dossier di politica estera, ma un chiaro tentativo di ricatto in nome della causa palestinese.
Infine, a più di due anni dal ripristino dei rapporti con Israele, il comunicato del Gabinetto Reale ha scelto l'opzione della chiarezza e della responsabilità , contro l'ambiguità e la tentazione della strumentalizzazione guidata da agende di partito o propaganda politica.