Siamo nei giorni che conducono al primo anniversario dell’inizio della nuova guerra russa contro l’Ucraina. Definita “operazione speciale” dal governo russo la notte tra il 23 e il 24 febbraio di un anno fa iniziò il primo attacco militare in territorio ucraino. Sono stati dodici mesi di guerra, massacri, morti, bombardamenti, angoscia per l’avviarsi verso il crinale di un nuovo conflitto mondiale, crisi anche economica ed energetica. In questi 365 giorni si è intervallato tutto questo e non solo con timide speranze, nei giorni scorsi l’annuncio di una possibile proposta per la Pace da parte della Cina aveva fatto sorgere qualche attesa positiva, che il conflitto possa chiudersi, manifestazioni per la Pace e mobilitazioni solidali con il popolo ucraino.
Questa mattina era atteso alla Duma il discorso del presidente russo Vladimir Putin per cosa avrebbe detto e quali annunci bellici. Due i passaggi chiave dell’articolato intervento: un attacco agli oligarchi che hanno investito e spostato all’estero le loro ricchezze che in questi dodici mesi – in Italia e in altri Stati – sono stati oggetto di sequestro e l’annuncio della richiesta di sospensione del trattato Start con gli Stati Uniti. Start era stato firmato il 10 aprile 2010 da Barack Obama e Dmitry Medvedev, allora presidenti di USA e Russia, per il disarmo nucleare tra le due superpotenze. Attualmente è esteso fino al 4 febbraio 2026.
Putin, sottolinea l’Adn Kronos, non ha annunciato l’uscita della Russia dal trattato ma ne ha richiesto la sospensione. Cosa accadrà ora? Con quali prospettive? Start è l’unico trattato ancora in vigore, dopo altri precedenti tra Stati Uniti e l’Unione Sovietica (e successivamente la Federazione Russa). La sospensione, sottolinea l’agenzia di stampa, “sembra indicare la fine dell'epoca dei negoziati e di un dialogo esclusivo sui temi più delicati delle relazioni fra i due Paesi”. La richiesta odierna, prosegue un lancio dell’Adn Kronos, è stata annunciata “nel tentativo - questo emerge da fonti dei negoziati sul disarmo russi - di estendere l'accordo, quindi gli interlocutori, anche a Gran Bretagna e Francia” e “la riattivazione dell'accordo, della serie degli Start, su cui Mosca e Washington iniziarono a negoziare nel 1982, è quindi condizionata dalla Russia non solo all'andamento della guerra in Ucraina, vale a dire, dal punto di vista del Cremlino, a un cambiamento di postura da parte dell'Occidente nei suoi aiuti all'Ucraina”.
Questa mattina, giunta in treno dalla Polonia, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è in visita in Ucraina. “Non siete soli” e “combatteremo per voi e la vostra libertà” ha dichiarato il premier italiano. Riferendosi al discorso di questa mattina di Putin Meloni l’ha definito “propaganda già sentita” aggiungendo “parte del mio cuore sperava che dicesse parole diverse, aspettando un passo avanti”. A Bucha Giorgia Meloni ha deposto dei fiori rossi in omaggio delle vittime nelle fosse comuni e si è fermata per alcuni minuti di raccoglimento in preghiera. “A tratti commossa, nella sua visita a Bucha la premier Giorgia Meloni ha ascoltato da varie autorità ucraine i racconti delle tragedie causate in questi luoghi dall'aggressione russa” riporta l’ANSA.