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Morti sul lavoro, una mattanza continua

L’Unione Sindacale di Base torna a prendere posizione dopo l’ultimo incidente mortale in Abruzzo

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Un morto e un ferito è il bilancio del gravissimo incidente sul lavoro avvenuto a Teramo, nell’area esterna di una ditta di materiali esplodenti. La ricostruzione della dinamica di quanto avvenuto è ora sulla scrivania del pubblico ministero di Teramo Laura Colica. I prossimi passi delle indagini saranno l’affidamento degli incarichi per l’autopsia e per rilievi balistici. L’irripetibilità di questi accertamenti ha portato, come atto dovuto tecnico, alle prime iscrizioni sul registro degli indagati. 

Solo dopo l’autopsia il corpo di Dino Trignani sarà riconsegnato alla famiglia per i funerali. 

In attesa che le indagini ricostruiscano l’esatta dinamica dell’esplosione, si torna a discutere del drammatico tema degli incidenti e dei morti sul lavoro. Una dura presa di posizione è giunta dall’Unione Sindacale di Base che parla di “mattanza” che continua. Sono 8, “compresi quelli deceduti in itinere”, i lavoratori che sono morti dall’inizio di quest’anno sottolinea il sindacato. “Nel 2022 sono stati in 48 a morire (compresi quelli in itinere), oltre 13.000 gli infortuni denunciati, a cui vanno aggiunti quelli non denunciati”  ricorda l’USB.

“È ora di smetterla con le parole di circostanza, è necessario agire: bisogna introdurre il reato di omicidio sul lavoro, potenziare gli enti di controllo assumendo figure professionali specifiche, prevedere una rotazione periodica dei responsabili degli Enti di controllo, potenziare la figura dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e prevedere l’obbligatorietà dell’elezione degli stessi, aumentare sensibilmente il numero dei controlli preventivi, introdurre controlli certificati sui macchinari utilizzati dalle aziende con revisione periodica obbligatoria come per le auto – l’attacco dell’Unione Sindacale di Base - Bisogna cambiare passo perché la sola formazione ai lavoratori sulla sicurezza, mantra delle altre organizzazioni sindacali, non è assolutamente sufficiente a risolvere il problema, anche per la precarietà dilagante che non permette loro di far valere le proprie ragioni senza temere ritorsioni” ed “è necessaria una vera campagna di prevenzione perché i controlli ex post servono solo a dimostrare che vi sono molte irregolarità che portano a veri e propri omicidi sul lavoro”.   

 

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