La maggioranza dei brasiliani ritiene che una donna che indossa abiti provocanti merita di essere stuprata. E’ quanto rivela un sondaggio governativo e che ha provocato l’ira di numerosi militanti per la parità e della stessa presidente del paese Dilma Roussef. Secondo il sondaggio condotto dall’Istituto d’inchiesta economica del governo , il 65,1 % su 3.810 interpellati si è dichiarato d’accordo con questa affermazione: "Le donne che indossano abiti provocanti che lasciano vedere il loro corpo meritano di essere violentate” Dello stesso avviso il 58,5 % degli interpellati che considera: “ se le donne si comportano bene non hanno niente da temere”
La pubblicazione del sondaggio ha provocato una levata di scudi di cittadini e attivisti che hanno esternato il loro profondo dissenso nei confronti di una mentalità che vuole attribuire alla donna la responsabilità della violenza sessuale
Dilma Rousseff, con un twitt , ha dichiarato che la società brasiliana ha ancora molta strada da fare sulla via dell’uguaglianza tra i due sessi e si è appellata al governo e alla società civile affinché possano lavorare insieme e debellare la violenza di genere.
La giornalista femminista militante Nana Queiroz ha organizzato una manifestazione su facebook invitando le donne a postare una loro foto con abiti succinti con sotto lo slogan “Non merito di essere violentata” Alle undici di sera di venerdì 28 marzo qualcosa come ventimila donne hanno postato le loro foto partecipando alla protesta. " La cosa più sorprendente è che è permesso svestirsi durante il carnevale, ma non nella vita quotidiana. " Ha sottolineato la giornalista mettendo in luce il paradosso brasiliano, un paese dove il culto della sessualità e dei corpi si scontra con il cattolicesimo conservatore dominante. Nell’agosto del 2013, Dilma Rousseff ha promulgato una legge volta a proteggere le vittime di violenza sessuale, criticata dalla chiesa cattolica perché vista come un tentativo di legalizzare l’aborto , tema estremamente sensibile in un paese con il più grande numero di cattolici al mondo (123 milioni) . Durante la campagna per le elezioni presidenziali Dilma Rousseff aveva ceduto alle pressioni della chiesa cattolica impegnandosi per iscritto a non legalizzare l’aborto, suscitando le ire delle femministe e di parte della sinistra. Al momento l’aborto in Brasile è consentito solo in caso di violenza sessuale fino all’ottava settimana di gestazione o quando la vita della donna è in pericolo.