In occasione della giornata mondiale della Carta universale dei diritti umani, 10 dicembre, occorre dedicare questa nota alla situazione dei diritti umani nei campi di Tindouf in Algeria.
Nel contesto generale, le violazioni dei diritti umani commesse dal gruppo armato polisario contro le popolazioni sequestrate nei campi di Tindouf in Algeria, non hanno mai cessato dall'insediamento dei primi accampamenti nel 1976.
Il controllo sistematico esercitato dalle milizie del polisario e dall’esercito algerino su tutti gli accessi ai campi, in particolare dalle ONG e dagli osservatori stranieri, fa sì che gli abitanti dei campi, a maggioranza bambini, donne e anziani (gli uomini sono obbligatoriamente arruolati nelle milizie armate) vivano in condizioni disumane.
Ciò che accade da decenni nei campi di Tindouf in termini di abuso di potere e di repressione e nei confronti dei saharawi implica la responsabilità diretta dell'Algeria in quanto padrino del gruppo Polisario.
Tali gravissime violazioni continuano oggi con il rapimento, le varie forme di repressione delle rivolte popolari nei campi e le pratiche di tortura e di sequestro di oppositori.
È noto che la situazione umanitaria continua a deteriorarsi. La popolazione dei campi, che si vede nell'incapacità di assicurare la propria sussistenza quotidiana, si è trovata in una gestione "suicida" dell'Algeria.
Infatti, la crisi sanitaria mondiale che ha provocato una diminuzione degli aiuti umanitari concessi dai donatori ha aggravato ulteriormente la situazione umanitaria. Così è stata introdotta una serie di misure drastiche come la diminuzione delle razioni alimentari distribuite alla popolazione, l’obbligo di arruolamento militari degli uomini e dei bambini, il divieto di ogni tipo di commercio, l’imposizione di tasse di elettricità ecc.
L'arruolamento di bambini nelle milizie armate del polisario ha suscitato sdegno in tutto il mondo compreso Italia.
L'uccisione di giovani saharawi da parte dell'esercito algerino sono al quotidiano, le Nazioni Unite sono limitate solo a descrivere e a condannare senza porre meccanismi per proteggere la vita dell'essere umano nei campi. "queste violazioni sembrano iscriversi in una tendenza più generale di violazioni sistematiche che sarebbero state commesse dalle forze di sicurezza algerine nei confronti dei rifugiati saharawi...", dice il Consiglio Onu dei diritti umani.
Tra tali violazioni si registrano la detenzione arbitraria e molestie nei confronti degli oppositori, come il caso di Mustapha Salma Ould Sidi Mouloud, ex capo della polizia del gruppo Polisario che voleva autonomia del Sahara proposta dal Marocco, allontano in Mauritania da 12 anni e vietato dallo stesso gruppo di accedere ai campi di Tindouf per ricongiungersi alla sua famiglia; il caso di Ahmed Khalil, ex responsabile dei diritti umani citato nel rapporto del Segretario generale dell’ONU (S/2019/282), caso esaminato prima dal Consiglio per i diritti umani nell’ambito delle denunce contro l’Algeria nel 2016; la tortura, stupro e sequestro sono ben denunciati, come il caso della denuncia presentata in Spagna dall'Associazione saharawi per la difesa dei diritti dell'uomo (ASADEDH) contro il capo delle milizie Brahim Ghali e altri, per aver condotto una campagna di eliminazione fisica delle élite saharawi al fine di avere controllo totale sui campi; il caso di Khadijatou Mohamed Mahmoud vittima di stupro nel 2010 dallo stesso Ghali ad Algeri; il caso delle sette ragazze spagnole adottive sequestrate nei campi di Tindouf è un altro esempio di donne maggiorenni che sono state rapite e detenute contro la loro volontà dalle loro famiglie biologiche nei campi saharawi di Tindouf; il caso di Lamadla El Kouri Mohamed Salem che nel 2019, che aveva condiviso con un gruppo whatsapp la sua testimonianza in quanto figlia di un cittadino mauritano che si era unito alle milizie del polisario negli anni '80, e che è stato giustiziato sotto gli occhi della moglie incinta. Lamadla aveva, finalmente, partecipato alla 43a sessione del CDU per riferire degli abusi sessuali e psichici di cui è stata oggetto dalla dirigenza del Polisario.
Infine, la connivenza dei mercenari Polisario con l'esercito algerino per imporre restrizioni alla libertà di circolazione dei sequestrati dei campi di Tindouf è stata confermata a più riprese.
Visto il clima dell’isolamento totale dal mondo che regna nei campi, le vittime e le loro famiglie non hanno diritto di avviare procedimenti giudiziari presso tribunali algerini e peggio ancora non osano denunciare tali violazioni alle autorità algerine per timore di rappresaglie.
Nel 2022 l'ONU potrà agire per far rispettare il sacrosanto diritto umano nei campi di non-diritto in Algeria? Oppure la popolazione continua a subire nel silenzio nel totale isolamento?