Ben ritrovati amici di Notizie Nazionali e di “Paesaggi tuturanesi”, la nostra rassegna che ci sta portando a scoprire le bellezze della frazione brindisina di Tuturano, nel comune di Brindisi. In queste prime puntate abbiamo potuto scoprire angoli davvero suggestivi del territorio tuturanese, i quali sono situati spesso in aperta campagna, lì dove il rumore delle città non arriva. Nelle nostre spedizioni, insieme alle nostre inseparabili mountain bike, ci siamo spinti in punti di “confine” del territorio tuturanese. Abbiamo scoperto di come la zona sia ricca di storia, che risale a volte ad un passato anche lontano. Nelle ultime puntate, soprattutto in quelle in cui vi abbiamo parlato di masseria Camarda, di Cerrito e di Torricella, abbiamo scoperto l'esistenza in zona di territori appartenenti ai Longobardi, antica popolazione germanica scesa alle nostre latitudini durante l'Alto Medioevo. Abbiamo scoperto casali medievali e punti in cui sono situate ville romane.
Oggi continuiamo il discorso intrapreso nelle scorse settimane, continuando a parlarvi di Longobardi e delle loro probabile presenza nel territorio di Tuturano. Lo faremo portandovi a 3 km a sud di Tuturano, lì dove insistono oggi le rovine di masseria Bardi Nuovi. Anche questo toponimo ci parla di un passato comunque lontano. Ma prima di addentrarci nell'avventura odierna è bene fare il punto della situazione, e vedere dove è situato il sito in questione. Le masserie Bardi Vecchi e Bardi Nuovi sono situate a poca distanza una dall'altra: la prima dà proprio sulla vecchia strada che porta a San Pietro Vernotico, l'antica San Pietro de Hispalis, un chiaro segnale che ci troviamo su un'arteria stradale utilizzata anche in antichità. La strada, infatti, è tortuosa e piena di curva. Nelle vicinanze troviamo toponimi assai curiosi, come ad esempio Scorsonara, che potrebbe far pensare proprio ad una “scorciatoia”, utilizzata dalle antiche popolazioni per raggiungere il vicino villaggio di San Pietro ma soprattutto l'importante città messapica di Valesio, posta ad appena 7 km da Tuturano. Dalle indagini topografiche non abbiamo informazioni di strade dirette che dall'antica Tutorius portassero a Valesium, ma è molto probabile che da Tuturano l'importante città antica fosse raggiungibile proprio tramite questa piccola strada che si snoda dalla frazione fino a San Pietro attraversando un incantevole paesaggio disseminato di ulivi e vaste distese perlopiù incolte. Nel IV secolo d.C. Valesio diventa una “mutatio”, ovvero una stazione per il cambio di cavalli mentre nell'Alto Medioevo l'antica città si trasformò in un villaggio. Di Valesio sono ancora oggi visibili le mura. Ma torniamo all'argomento che ci interessa. Come abbiamo visto, la presenza dei Longobardi nel territorio di Tuturano non pare più una leggenda, anche perché diversi toponimi attesterebbero questa presenza sia a Cerrito che a Torricella, al confine ovest verso Mesagne. E il toponimo Bardi, infatti non fa eccezione. Come vedremo, però, sul nome in questione ci possono essere diverse interpretazioni, tutte comunque molto suggestive e accattivanti, che ci fanno capire ancora una volta di quanto antico sia il nostro territorio. In un tiepido pomeriggio di marzo prendiamo le nostre mountain bike e ci rechiamo verso la nostra nuova meta. Passiamo il campo sportivo e ci rechiamo sulla strada vecchia Tuturano-San Pietro Vernotico. Dopo aver percorso un paio di chilometri davanti a noi si staglia il profilo di masseria Bardi Vecchi: la troviamo direttamente sulla strada, difficile sbagliarsi. La struttura sembra moderna. Dentro ci lavorano ancora persone, in quanto la struttura è sede di una azienda agricola. Prima di descrivere i particolari di questo territorio, si deve precisare che la zona a sud di Tuturano non è mai stata indagata con approfondite indagini archeologiche o anche topografiche, per cui risulta difficile reperire informazioni in tal senso. Quello che però possiamo fare giornalisticamente parlando sono soltanto delle ipotesi, basate comunque su dati disponibili nella documentazione storica antica e moderna. Il nome Bardi porta subito alla mente la famiglia omonima. I territori in questione, infatti, potrebbero prendere il nome dai proprietari del fondo. Bardi è un cognome molto antico. Diffuso soprattutto in Toscana e nella zona di Firenze, il cognome identifica una potente famiglia di commercianti e banchieri di probabile origine celtica. Talmente tanto potente che nel periodo del massimo splendore, coinciso nei primi dieci anni del 1.300, diede vita alla “Compagnia de' Bardi”, la quale aveva filiali in tutta Italia. In Puglia quest'ultima si trovava a Bari. Per cui non è escluso che tali territori fossero proprietà di questi ricchi mercanti. Non sappiamo con precisione quando masseria Bardi Vecchi fu costruita, ma era già esistente nel corso del 1.800. Si tratta di una struttura che comunque ha molti anni. Le masserie, infatti, fanno parte del paesaggio salentino e sono state punti fondamentali del territorio durante l'epoca latifondista. Fin quasi alla Seconda Guerra Mondiale, il latifondo era rappresentato dalle proprietà dei ricchi proprietari terrieri. Qui vi erano appunto le masserie, che derivano il loro nome da “massari” ovvero i guardiani di queste strutture. Qui vivevano contadini e agricoltori che si occupavano del raccolto e della coltivazione dei terreni, nonché del pascolo degli animali. Nelle masserie si producevano i prodotti agricoli che poi venivano venduti nelle città circostanti. Tutto cambiò con l'avvento della Riforma Fondiaria, quando molte persone abbandonarono le campagne trasferendosi nei centri più vicini. L'esempio ce lo da la stessa Tuturano. Fino a poche decine di anni addietro, molte persone del paese vivevano nelle masserie circostanti, poi però molte di queste furono abbandonate e la gente cominciò a popolare la frazione. Oggi Tuturano appare una moderna cittadina con case di cemento, palazzi e strade d'asfalto, ma 50 anni fa il paesaggio era molto diverso da quello attuale. Sull'antico centro abitato dominavano la campagna e i boschi. La zona di masseria Bardi Vecchi si trovava non lontano da una zona paludosa, oggi coincidente pressapoco con la zona periferica di via Alfredo Catalani, lì dove vi è un grosso traliccio delle comunicazioni cellulari. Abbiamo visto che la palude non era un elemento negativo per il territorio tuturanese, anzi proprio in queste zone era attiva la coltivazione del lino. Lino che poi veniva lavorato ed esportato dal porto di Brindisi per giungere in Oriente. L'insediamento di Bardi Vecchi si situa quindi in una zona importante della frazione, a poca distanza dall'antico villaggio e comunque quasi lungo la viabilità principale. La strada vecchia che conduce a San Pietro, inoltre, è un diverticolo dell'attuale via Colemi. Infatti via Vittorio Emanuele, che si congiunge appunto a via Colemi, potrebbe essere identificata come l'antica via istmica che da Brindisi portava a Portu Sasinae, odierna Porto Cesareo. Se infatti si percorre questa strada, si giunge dritti dritti prima a San Donaci, poi a Salice Salentino, Veglie e Torre Lapillo, vicino alla località Scalo di Furno, lì dove nel Medioevo doveva esserci un importante porto commerciale, così come dimostrato dalle ricerche della cattedra di Archeologia Medievale dell'Università del Salento coordinata da Paul Arthur.
La masseria Bardi si presenta con la caratteristica corte e i locali di stoccaggio delle merci e delle granaglie, con le strutture adibite alla vita di tutti i giorni delle persone che ci vivono. Diversa è invece masseria Bardi Nuovi, che rispetto a Bardi Vecchi mostra una struttura molto più antica. Anche la collocazione di questa struttura è molto particolare. Da masseria Bardi Vecchi, prendiamo un sentiero situato di fronte a destra, e lo percorriamo per un paio di chilometri, inoltrandoci nelle gradi distese di grano coltivato da poco.
Le mountain bike faticano a camminare su un sentiero molto accidentato. Dobbiamo procedere in fila indiana, mantenendo la distanza sia per le misure anti Covid ma anche per evitare spiacevoli incidenti tra i mezzi. Ad un tratto il sentiero mostra grosse buche piene d'acqua. Le bici si tuffano letteralmente nelle pozzanghere, mentre il sentiero comincia a diventare scivoloso per via del fango, che si ficca anche nei freni delle due ruote. Ma lo spettacolo intorno a noi vale la pena della fatica: in pochissimi minuti ci troviamo circondati da una vasta distesa di grano. Sembra un enorme prato verde. Dopo poco, in fondo ad una curva, svetta il profilo della masseria Bardi Nuovi. Da subito notiamo la sua particolarità, molto diversa da Bardi Vecchi. Dopo alcuni minuti arriviamo nello spiazzo antistante la struttura. Da subito emerge l'imponente portone di ingresso, che conduce in un ambiente con soffitto a volta stellata. Cominciamo quindi ad esplorare l'immobile.
La struttura versa in stato di completo abbandono, così come dimostrano i tetti delle strutture annesse alla masseria, quasi crollati del tutto. Intorno all'immobile giacciono pericolosi rifiuti, come tegole di amianto, che stiamo attenti a non sfiorare. Dal portone principale si entra in un ambiente dalla forma quadrata: a sinistra una scala conduce al tetto, mentre di fronte un'altra apertura conduce nella corte della masseria. Qui è possibile vedere le case dove vivevano i massari, ormai ridotte a ruderi. In questa zona c'erano pure le stalle. Notiamo che è molto pericoloso addentrarsi nella corte, in quanto l'erba alta non ci consente di vedere bene dove mettiamo i piedi. Questa volta decidiamo di non rischiare, limitandoci soltanto a fare delle foto alle strutture. Ci colpisce da subito la scala: quest'ultima sembra ancora molto solida, per cui decidiamo di percorrerla. Arriviamo quindi sul tetto: qui notiamo un'altra struttura con delle scale, che non conduce a nessun ambiente. Si tratta di una specie di “torretta” come l'abbiamo chiamata. Una struttura “strana” per quella che doveva essere solo una masseria. In realtà, come abbiamo scoperto durante le nostre ricerche, questa “torretta” doveva servire proprio ad avvistare imminenti pericoli, come incursioni di predoni o dei turchi. La masseria è molto antica, lo provano i muri, per cui doveva essere già in piedi durante i secoli XV-XVI, quando i turchi facevano razzie nel territorio salentino. Ce lo dimostra anche la struttura di masseria Favarella, nei pressi di Acaya, in provincia di Lecce. Questa struttura, caratterizzata da una torre quadrata, alla sommità ha proprio una costruzione simile a quella che si vede a masseria Bardi Nuovi. Scendiamo giù, nel cortile a sinistra della masseria. Da qui possiamo notare di come la struttura della masseria sia scandita da un corpo più massiccio, caratterizzato appunto da una specie di torre, alla cui sommità c'è la struttura che si alza sulla campagna circostante. Dalla “torretta” è possibile godere di un paesaggio spettacolare, con una vista che spazia per decine di chilometri nell'entroterra tuturanese e fin quasi sulla costa. Una vista mozzafiato che ci lascia a bocca aperta: impossibile non fare foto.
La posizione di masseria Bardi Nuovi è assai particolare, perché pare trovarsi isolata da altre costruzioni, sorgendo in mezzo alla campagna, in un tratto in cui ci sono pochissime masserie. La più vicina è Bardi Nuovi a est, mentre a ovest c'è masseria Colemi. Particolare appare la collocazione di Bardi Nuovi, tra la vecchia strada che conduceva a San Pietro e la via Colemi, che passa un chilometro a ovest, la strada che avrebbe quindi dovuto a condurre a Porto Cesareo. Ma altre risposte sembra darcele il terreno: si avete capito bene, il terreno intorno al quale sorge la masseria. Questo ci porterà a fare altre considerazioni.
Utilizzando sempre il GeoPortale Nazionale messo a disposizione dal Ministero dell'Ambiente, procediamo a inserire la funzione “toponimi” all'interno del programma informatico. Ricordiamo che il GeoPortale è uno strumento molto utile per lo studio della topografia antica e per rilevare eventuali siti archeologici. Le immagini che ci escono sullo schermo non lasciano spazio ad alcun dubbio. Sul terreno la vegetazione disegna alcune forme geometriche precise, come rettangoli e quadrati. Questo lo si nota soprattutto a est della masseria. Ma è dall'alto della “torretta” che notiamo di come il grano cresca in maniera non uniforme sul terreno. In diversi punti del terreno, infatti, si nota di come il grano cresca in maniera diversa, a volte più alto, a volte più basso. Ciò è un chiaro indicatore di come sotto ci potrebbe essere qualcosa di sepolto, molto probabilmente una struttura oppure delle fosse. Lo studio dei crop-marks, ovvero i segni delle strutture sepolte rimarcate dalla vegetazione, è fondamentale per capire con cosa abbiamo a che fare. Nel caso di masseria Bardi Vecchi potrebbe trattarsi degli ambienti di una villa rustica di epoca imperiale o romana, oppure di un piccolo villaggio medievale. Non lo sappiamo: sul posto occorrerebbe fare una seria e precisa ricognizione archeologica di superficie. Ma quello che emerge in effetti è molto interessante. Ma il toponimo Bardi potrebbe indicare anche altro.
Secondo quanto apprendiamo da “Il toponimo Bardi e l'etnico “Longobardi”: una nuova proposta etimologica” di Sergio Mussi, il nome della zona potrebbe derivare da un termine che compare per la prima volta nel IX secolo nella forma “in Bardi”. Nel testo in questione lo studioso analizza l'etimologia del toponimo di Bardi, cittadina che si trova in provincia di Parma ad un'altitudine di 625 sul livello del mare. Secondo Mussi il toponimo non indicherebbe un appostamento longobardo, ma si potrebbe trattare di un toponimo dalle origini incerte. Il sostantivo potrebbe essere passato dalla lingua celtica a quella latina come potrebbe indicare la parola “bardae”, che volgarizzato in Bardi è da interpretarsi secondo Mussi come un “locativo plurale”. E infatti quando a Tuturano una persona si deve recare nei pressi delle masseria Bardi Vecchi e Bardi Nuovi utilizza il plurale. “Sta vau alli Bardi”, ad esempio, che tradotto in italiano vuol dire sostanzialmente “sto andando ai Bardi”, cioè nei territori vicini alle due masserie in questione. Ciò ci fa capire di come anche nel dialetto tuturanese siano rimaste tracce di lingue antichissime. Il toponimo Bardi, conclude Mussi, potrebbe indicare una roccia o un'altura isolata, ma potrebbe essere derivato anche da “bard”, toponimo d'area francese che indica il fango, la melma o l'argilla. Nel nostro caso, quello di masseria Bardi Vecchi, il toponimo potrebbero derivare dal gaelico irlandese per i termini “bàrd” o “bardd”, che indica una recinzione, un fossato, ma anche un posto di guardia o un presidio. Non deve sfuggire, in questo senso, l'ubicazione stessa della masseria, che è situata tra la strada provinciale per San Donaci (via Colemi) e la vecchia strada per San Pietro Vernotico. Ancora una volta la “guardia”, un presidio forse militare che costellava il territorio di Tuturano. Tra l'altro presso la vicina masseria Colemi nel Medioevo doveva trovarsi un villaggio medievale, quindi non è strano che nella zona di Bardi Vecchi potesse trovarsi una postazione difensiva, proprio a guardia dei villaggi di Tuturano e di quello vicino Colemi. In linea d'aria masseria Bardi Vecchi si trova “collegata” con l'antica masseria Maramonte, non lontano dal bosco Colemi e che abbiamo conosciuto nella prima puntata della nostra avventura. E sempre quasi in linea d'aria troviamo la torre di guardia della masseria Santa Teresa. Come si evince da questi particolari le strutture nel territorio non sorgono a caso, come accade nell'ubicazione delle masserie, collocate tutte in modo strategico. A buona ragione, quindi, possiamo inserire masseria Bardi Vecchi tra i siti individuabili come masseria fortificate.
La nostra visita alle masserie Bardi Nuovi e Vecchi finisce qui, non prima però di aver dato un altro sguardo al paesaggio che si staglia intorno a noi. I tiepidi raggi del sole del tramonto ci informano che è l'ora di rientrare. Nella prossima puntata continueremo ad esplorare la zona sud di Tuturano e del suo “feudo”, arrivando fino alla Scorsonara (cercando di risolvere il mistero del toponimo) e a masseria Le Forche, luogo poco conosciuto situato sulla vecchia strada Tuturano-San Pietro Vernotico. Sarà un viaggio che ci farà conoscere da vicino anche il canale Siedi e tanti altri particolari inediti della zona. Non ci resta quindi che darvi appuntamento a sabato prossimo con “Paesaggi tuturanesi” su Notizie Nazionali.
ITINERARIO PER BARDI NUOVI E BARDI VECCHI
Per raggiungere le masserie Bardi Nuovi e Bardi Vecchi da Tuturano, bisogna prendere via Vittorio Emanuele e raggiungere il campo sportivo comunale. Da qui, prima di imboccare completamente via Colemi, bisogna svoltare a sinistra, su una strada che forma una specie di “V”, quella del macello per intenderci. Dopo essere passati davanti ad un campetto sportivo, proseguire per qualche chilometro fino a quando davanti a voi, sulla sinistra, non troverete la masseria Bardi Vecchi. Per poterla visitare occorre ovviamente il permesso di chi ci lavora. La masseria e la sua struttura però si vedono benissimo anche dalla strada. Per raggiungere Bardi Nuovi, invece, bisogna svoltare su un sentiero posto a destra della masseria Bardi Vecchi, proprio di fronte. Difficile sbagliarsi. Il sentiero dopo un poco fa una leggera curva a destra, seguitela per poi arrivare ad un'altra curva che va verso sinistra. Dopo pochi minuti arriverete davanti alla struttura della masseria. Potrete notare per terra rifiuti di ogni tipo (noi abbiamo visto un televisore addirittura) per cui state attenti a non toccare nulla, in quanto vi è la presenza di amianto. Parcheggiate le bici in un posto sicuro e potete visitare il posto. Ovviamente attenzione a dove mettete i piedi perché si tratta di una struttura abbandonata, e che potrebbe avere dei crolli da un momento all'altro. Da qui, seguendo lo stesso sentiero si può quindi tornare indietro in direzione di Tuturano.