Nonostante siano trascorsi 40 anni dalla Strage di Ustica, non cade il segreto di stato sui documenti del Sismi che provenivano da Beirut e che racconterebbero le attività italiane in quell’area. Anzi, Palazzo Chigi, ha prorogato il segreto per altri 8 anni perchè “la verità farebbe male” ed è “a rischio la sicurezza nazionale”. E’ quanto, in sintesi, si legge oggi su La Stampa dove si racconta della richiesta di Giuliana Cavazza, figlia di una delle vittime della strage del 27 giugno 1980, di poter avere il carteggio del colonnello Stefano Giovannone, il capocentro dei nostri servizi segreti che operò in Libano dal 1973 al 1982. Ma i servizi segreti sono intenzionati a mantenere il segreto quantomeno fino al 2029, come è stato detto all’ex senatore Carlo Giovanardi in un incontro a palazzo Chigi.
Cavazza, si legge sul quotidiano torinese, ha ricevuto una lettera in risposta alla sua richiesta nella quale si legge che pubblicare le carte di Giovannone non è possibile perché si arrecherebbe “un grave pregiudizio agli interessi della Repubblica”. Carte che, comunque, sono state lette dai parlamentari della commissione d’inchiesta della scorsa legislatura. I quali non possono divulgarne il contenuto.
Nella missiva di risposta a Cavazza, la Presidenza del Consiglio ripercorre la storia iniziata quando il colonnello Giovannone oppose il segreto di Stato durante l’inchiesta sulla scomparsa dei giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo. Era il 1984 e l’allora presidente del Consiglio, Bettino Craxi, confermò il segreto di Stato. Il segreto di Stato può durare al massimo trent’anni. Poi però quei documenti sono stati classificati come “segretissimi”. I magistrati, quindi, potrebbero leggerli, non i ricercatori, i giornalisti e gli storici.
Insomma l’opinione pubblica non potrà sapere il contenuto di telegrammi cifrati sui rapporti occulti tra Italia e palestinesi, l’Olp, la formazione al-Fatah di Yasser Arafat, la formazione ancor più estremistica Fplp di George Habbash, altri servizi segreti arabi, i libici. Nel carteggio “segretissimo” ci sono gli allarmi che Giovannone faceva rimbalzare a Roma.
La Stampa, fra i tanti, cita un cablo arrivato a Roma il 27 giugno 1980, proprio il giorno in cui è precipitato il Dc9 dell’Itavia con 81 persone a bordo, nel quale il colonnello del Sismi avvisava che l’Fplp dichiarava superato il Lodo Moro. In pratica, secondo l’interpretazione del quotidiano, da quel momento per il gruppo di Habbash non vigeva più l’accordo che era stato stipulato sei o sette anni prima e che garantiva di tenere fuori l’Italia da atti terroristici.
(askanews)