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Accampati in un capannone i parenti delle vittime dell'incendio di Prato

Chiedono giustizia con uno striscione davanti all'azienda

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Dopo lo 'sfratto' di sabato scorso, dalla casa che era stata affittata da uno di loro, si sono accampati in un capannone in periferia. Si tratta dei quattordici parenti delle vittime dell’incendio del primo dicembre scorso, in via Toscana, in cui morirono sette operai cinesi a Prato. 

Domenica, si sono sistemati nello stanzone di una ditta cinese a Iolo, alle porte della città. Ancora poco chiaro, se siano 'ospiti' o se abbiano occupato i locali, come sostengono alcuni quotidiani, che hanno anticipato la notizia. Fuori dal capannone, hanno affisso uno striscione in cui chiedono giustizia al proprietario della ditta incendiata. A distanza di due mesi dalla tragedia, non si sono ancora svolti i funerali di sei delle sette vittime. Intanto la Giunta regionale toscana ha approvato un piano straordinario per assumere 50 tecnici della prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, con l’obiettivo di svolgere controlli e attività ispettive, accompagnati da mediatori linguistici cinesi, nei capannoni e nei dormitori abusivi a Prato. 

«Rigireremo come un calzino i capannoni di Prato - ha dichiarato il presidente della Regione, Enrico Rossi Queste persone devono poter lavorare e dormire in sicurezza. Chiediamo il rispetto della legge e il diritto dei lavoratori e vogliamo costringere i proprietari dei capannoni e dei dormitori a mettere in sicurezza le strutture». Il piano prevede anche altri 50 tecnici della prevenzione, che si occuperanno anche del controllo restante del territorio toscano.

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