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La difficile ripresa della normalità

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Forse tutto questo sta finendo. E sta per accadere qualcosa che è assolutamente inedita nella nostra storia. La sensazione che si ha è che la gente, ormai, a quasi due mesi dall'inizio del "lockdown", si senta infiacchita nel morale. Stremata e confusa. Preoccupata per il futuro.

10 milioni di italiani a rischio povertà, leggevo ieri su un giornale. Alcuni dicono che cambierà tutto, che già sta cambiando tutto. Due mesi chiusi in casa, negozi, bar e ristoranti chiusi, attività economiche bloccate, cambieranno il nostro Paese, perché aumenterà la povertà del ceto medio, che è l'ossatura dell'Italia. Ma la cosa che più mi spaventa è la scarsa consapevolezza della politica e di chi ci amministra. Sta cambiando tutto e loro continuano con la propaganda; continuano a far girare gli altoparlanti che ripetono, fastidiosamente, "restate a casa".

Sono state create task forces, commissioni, gruppi di lavoro, con esperti per risolvere i problemi. Ogni problema una commissione. Solo in Abruzzo ce ne sono 8 con 60 esperti. Ma non è tanto la questione dello spreco che mi fa arrabbiare, quanto il fatto che un cittadino si aspetta delle risposte certe, chiare, reali, tempestive, magari anche importanti per la sua vita.

E finora le cose più importanti che sono state dette, le uniche che vengono ripetute continuamente, è di "lavarsi frequentemente le mani", di "non uscire di casa", di "stare distanziati". Le stesse cose raccontate, 1900 anni fa, da Tacito, sulla peste del 66 d.c. E ultimamente, da qualche giorno, cominciano a dirci di indossare la mascherina(peraltro prima dicevano che era inutile, adesso è utile). L'unica cosa che sanno dire è cosa non dobbiamo fare, è bloccare tutto. Ecco, tutto questo mi fa paura, non mi fa essere fiducioso. È possibile che gli esperti non sappiano fare altro che ripetere ciò che non dobbiamo fare? È invece è possibile. Questo non è un modo di governare, significa arrendersi.

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