Più della metà della superficie dell’Italia è montagnosa. Ma a dispetto delle credenze e delle difficoltà, nell’ultimo decennio l’arco alpino guadagna abitanti. Chi sono i nuovi montanari? Se lo è chiesto il gruppo di ricerca Terre Alte del Comitato scientifico del Club Alpino Italiano che ha raccolto studi, testimonianze, dati e li ha pubblicati in un volume a cura del professore di geografia culturale dell’Università di Padova Mauro Varotto (La montagna che torna a vivere, Nuova dimensione, 2013 p.241, euro 14).
Ci sono cittadini in fuga dalle città disposti a lunghe pendolarità pur di guadagnare residenze amene e pensionati che scelgono di trasferirsi definitivamente, ci sono i migranti di ritorno probabilmente vinti dalle nostalgie ed immigrati stranieri che trovano condizioni di residenza convenienti, ci sono neorurali che ripopolano vecchie borgate abbandonate e creativi portatori di nuovi progetti imprenditoriali.
C’è soprattutto la possibilità di vivere in modo diverso, in forme da inventare. La “nuova” professione più gettonata dai giovani sotto i trentacinque anni secondo l’Istat è la pastorizia: tre mila nel censimento del 2011. Tra tutte le loro storie prendo quella di Marta Fossati che dopo essere stata in giro per il mondo è salita in valle Stura di Demonte (Cuneo) ha aperto un allevamento di capre e un piccolo caseificio e ha lanciato una campagna di adozione a distanza dei suoi animali offrendo in cambio formaggi, miele e patate, creando così un legame tra città e montagna, produttore e consumatoti/sostenitori. Intanto progetta di trasformare la sua azienda in una fattoria didattica. A Valstagna nel Canale di Brenta, invece, in adozione sono andati gli antichi terrazzamenti abbandonati, che servivano per la coltivazione del tabacco. Più di ottanta tra privati cittadini, associazioni, gruppi di famiglie e d’amici delle città vicine (Bassano, Padova) si sono impegnati a restaurarli e in cambio, con un contratto di comodato d’uso, li possono coltivare.
C’è chi ci fa l’orto sinergico, chi recupera antiche cultivar di peri e susini, chi fa corsi di “montagna terapia”. Scrive Varotto: “Ogni terrazzamento racconta una storia, spesso inaspettata, inconsueta, sorprendente come ogni vita che rinasce dagli interstizi”.
Ma la storia più bella è quella della scuola autonoma parentale multiclasse di Peio (quattrocento abitanti a oltre 1.500 metri di quota in provincia di Trento) nata per iniziativa dei genitori e di un maestro dopo la chiusura della scuola elementare statale per mancanza di alunni. Insegnanti volontari e genitori a turno insegnano, preparano la merenda, imparano mestieri, visitano i luoghi… A tre anni dall’inizio è nata una entusiasmante esperienza didattica e pedagogica. Controllare su: www.scuolapeioviva.it.