I social sono pieni zeppi di commenti insopportabili per la crudeltà delle espressioni che mettono a nudo un clima di paure e odio che non abbiamo vissuto neanche al tempo della peggiore politica berlusconiana.
Questo succede a seguito della drammatica morte di un valoroso carabiniere in una notte avvolta ancora da tanti misteri. Tutti lo abbiamo pianto. Ma lo abbiamo fatto in modo molto differente. C’è stata un’insegnante che ha scritto: “uno in meno!!!”. Frase orribile se riferita a un uomo dello Stato preposto alla nostra sicurezza. Di contro in centinaia di migliaia, seguendo le becere sollecitazioni di massimi esponenti della Lega e di FdI convinti che gli assassini fossero le “bestie” venute dall’Africa, hanno sollecitato a sbattere in galera i presunti colpevoli e farceli marcire. In questo clima che ricorda le esecuzioni sommarie di una folla ignorante e facile preda delle proprie convulsioni psicologiche, succede pure che le nostre forze di polizia si comportino come se fossimo a Guantánamo e cioè con il massimo disprezzo per la persona che, in attesa di processo, è posta sotto il loro controllo. Il caso Cucchi, bastonato a morte mentre era in custodia, insegna. E fa impressione notare che in troppi giustificano l’operato della polizia. Senza alcuna giustificazione plausibile pensano che ciascuno, nel suo ruolo che la Società moderna ha loro assegnato, possa fare quel che le sue pulsioni bestiali, non contemperate da un percorso di civiltà, pretendono.
Qui mi viene in aiuto il pensiero espresso in un commento che l’amico Francesco Carlomagno ha lasciato sotto un mio post che tratta l’argomento: da alcuni commenti possiamo arguire che quindi anche un medico, nell'esercizio delle sue funzioni, potrebbe decidere se curare o meno una persona sulla base di sue convinzioni personali. Ad esempio se dovesse ritenere il malato sottoposto alle sue cure responsabile di un atto di violenza efferato, che secondo il suo personale pensiero meriterebbe una pena equivalente a quella di morte, sarebbe legittimato a non curarlo, anzi, potrebbe anche favorirne il decesso. Oppure che un avvocato di difesa, sempre in base a convinzioni personali, non tentasse di ottenere il miglior risultato processuale possibile per il suo cliente, come suo dovere professionale, perché convinto che quel cliente fosse un gran "pezzo di merda" e meriterebbe la pena più severa possibile, anche oltre quelle previste dal codice. O anche che un impiegato dell'INPS negasse la concessione di una pensione perché convinto che quel richiedente fosse stato un "grandissimo lavativo rubastipendi" nel suo lavoro e che quindi non la meritasse. E via discorrendo, chiunque nel suo ambito lavorativo potrebbe prevaricare chicchessia in base al suo "pensiero".
Fermo restando che l'atto compiuto da questi due delinquenti va sanzionato e il più duramente possibile, va fatto secondo legge, piaccia o no.
L'evoluzione di secoli di organizzazione della convivenza civile impone delle regole a chi esercita determinati ruoli, che vanno rispettati. È il fondamento del vivere insieme, in alternativa c'è solo la legge del più forte in quel momento, della giungla, che può colpire nella propria vita quotidiana chi meno se l'aspetta, che verrebbe a trovarsi con ancora meno difese di quelle fornite oggi da un'organizzazione, seppur imperfetta, che si chiama Stato.
Non se ne può più di chi rivendica con orgoglio sui social la sua ignoranza nei confronti di chi si è fatto un "mazzo" così per migliorare la propria, brandendola come un'arma per condizionare tutta la comunità e portare tutti indietro di cento anni o all'anarchia più totale, in cui ognuno fa quello che vuole.
Se non ci fosse stata la gente che ha studiato con sacrifici, le nostre belle case e le nostre belle macchine non le avrebbe costruite nessuno, tutti vivremmo ancora nelle caverne (e vivremmo anche poco, viste le condizioni), senza elettricità, senz'acqua, senza riscaldamento. Senza nulla. O si pensa che queste conquiste siano state fornite di serie alla nascita perché dovute e basta?.
Ovviamente in questa vicenda io e Francesco siamo comunque nettamente e affettuosamente dalla parte del carabiniere ucciso che ci rappresentava con grande onore, della sua famiglia e dell'Arma dei Carabinieri, nella persona del suo Comandante gen. Nistri che ha preso subito una posizione precisa sulla vicenda. Mai dalla parte di chi uccide barbaramente.