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Pasqua, Pasquetta e …. Pasquino

Gianfranco Pasquino pretende che il PD si allei con i 5S

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Mi ha molto colpito, nei giorni scorsi, la sciatteria rivoluzionaria dell’emerito prof. Gianfranco Pasquino, ex parlamentare e professore di Scienza Politica, il quale, senza sprezzo per il ridicolo, ha ben pensato di urlare al mondo un concetto privo di senso, assurdo, direi appunto rivoluzionariamente sciatto. Ha scritto, in un tweet: «Una sconfitta referendaria, una batosta elettorale, adesso l’eversione. Rifiutarsi di fare un governo nel Parlamento di una democrazia parlamentare, è non solo ignoranza ma protervia nei confronti dei cittadini elettori».
Gli eversivi sarebbero il Pd e Matteo Renzi. Il popolo italiano li ha relegati all’opposizione ma per il professore sarebbero eversivi. Stando al significato che i dizionari italiani danno alla parola, per il professore, il PD e Renzi “tenderebbero a rovesciare, a sconvolgere l’assetto sociale e statale, anche mediante atti rivoluzionarî o terroristici”. Giustamente, Aldo Grasso, sul Corriere della Sera dell’11 marzo 2018, ha scritto: “Faceva prima, Pasquino, a dire che Renzi gli sta sulle palle. Non è linguaggio accademico ma così avrebbe evitato di sembrare un D’Alema qualunque.
Sarebbe interessante se Pasquino, evitando pasquinate, spiegasse meglio il suo concetto. A noi poveri mortali risultano chiari solo alcuni concetti chiave che il grande Pietro Calamandrei, giurista, politico e scrittore italiano, ha lasciato a futura memoria.
1. Per far funzionare un Parlamento, bisogna essere in due, una maggioranza e una opposizione.
2. La maggioranza, affinché il parlamento funzioni a dovere, bisogna che sia una libera intesa di uomini pensanti, tenuti insieme da ragionate convinzioni, non solo tolleranti, ma desiderosi della discussione e pronti a rifare alla fine di ogni giorno il loro esame di coscienza, per verificare se le ragioni sulle quali fino a ieri si son trovati d’accordo continuino a resistere di fronte alle confutazioni degli oppositori.
3. L’ opposizione deve sentirsi sempre il centro vivo del parlamento, la sua forza propulsiva e rinnovatrice, lo stimolo che dà senso di responsabilità e dignità politica alla maggioranza che governa; un governo parlamentare non ha infatti altro titolo di legittimità fuor di quello che gli deriva dal superare giorno per giorno pazientemente i contrasti dell’opposizione, come avviene del volo aereo, che ha bisogno per reggersi della resistenza dell’aria.
Orbene, le forze popolari che hanno vinto le elezioni hanno programmi di governo diametralmente opposti a quelli del PD. Una maggioranza tra M5S e PD o addirittura una maggioranza tra CD e PD farebbe a pugni con la necessità di una libera intesa di uomini pensanti, tenuti insieme da ragionate convinzioni. Un Governo, poi, retto da tutte le forze politiche, in una grande ammucchiata, farebbe a pugni con l’esigenza di avere in Parlamento una maggioranza e un’opposizione.
E’ giusto, quindi, che il PD si confronti con i vincitori, stando all’opposizione e li stimoli a farsi un esame di coscienza, giorno per giorno, su tutto ciò che vorranno deliberare e sulle conseguenti ricadute sul popolo italiano.
Diceva Eraclito: Che cosa sarebbe il mondo se non ci fosse la lotta tra opposti? Un orrendo e solitario luogo di morte. Non è forse la malatia che rende buona la salute? Non è forse la fame che gratifica la sazietà e il travaglio che rende così dolce il riposo? Guai se uno degli elementi in lotta prende il sopravvento sul nemico: la vittoria coinciderebbe col suicidio del vincitore”
Diceva Ernst Junger: “Senza l’esperienza vissuta degli opposti, non ci può essere l’esperienza della totalità.”

 

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