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Regeni e gli Altri

La tutela di Regeni può pregiudicare la tutela di milioni di altri cittadini.

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La cosa più crudele che l’essere umano può essere costretto a subire è la morte di un figlio, che avvenga per morte naturale o provocata da mani assassine di un pazzo, di un megalomane, della polizia, dell’amante, durante una festa, una manifestazione, il lavoro, un itinerario. Il dolore patito è identico e irrefrenabile è la domanda: perché?

Per elaborare il lutto, c'è chi si rifugia in Dio, chi nei suoi affetti familiari, chi nella riservatezza più assoluta, chi nella psicologia e c'è, invece, chi ha bisogno di sfogare la sua rabbia esternandola, con richieste di aiuto o di giustizia o addirittura di vendetta. Ma, in ogni caso, c'è una morte, comunque dolorosamente inaccettabile, ci sono dei genitori affranti e inconsolabili e ci sono…… la Stampa e lo Stato.
La Stampa recepisce e rilancia le emozioni che le vicende suscitano e lo Stato si infila nella strettoia aperta dalla Stampa.  Da qui, REGENI  e gli ALTRI.
Da quel che si legge, ad opera dei massimi editorialisti italiani, pare che nel caso di Regeni si ponga seriamente, contrapponendoli, il problema della dignità e della credibilità dello Stato: “uno Stato che si rispetti non abbandona e non tradisce i suoi cittadini. Mai, e quali che siano gli interessi economici e geopolitici in gioco. …omissis…Uno Stato degno di questo nome non perde mai l’obbligo morale e materiale di tutela del cittadino.”
Chi non sottoscriverebbe queste affermazioni? Credo, nessuno. Ma, domanda: perché si parla di dignità  e di interessi del suo popolo solo nel caso Regeni?
Forse che gli ALTRI giovani morti per la malasanità o per eccessi della polizia o per mancanza di misure di sicurezza sono cittadini di serie B o C o D? Non hanno, anche loro, diritto alla tutela? Dov’e la dignità dello Stato se le sue attenzioni vengono indirizzate, privilegendole, solo verso alcune situazioni?
Peraltro, mentre, per gli ALTRI, dignità dello Stato e interessi del popolo italiano coincidono e lo Stato non dovrebbe trovare ostacoli a muoversi con coerenza, per REGENI, configgono:  la tutela di Regeni  può pregiudicare la tutela di milioni di altri cittadini.
Non possiamo dimenticare la situazione geopolitica del Mediterraneo: il potere, in Libia, è conteso tra due personaggi, Serraj appoggiato dall’ONU e amico dell’Italia, e Haftar, appoggiato dall’Egitto e insofferente contro l’Italia tanto da prefigurare un bombardamento delle nostre navi. Questo ha consentito ai francesi, Macron in testa, di inserirsi nelle trattative tra le parti con azioni dannose per l’Italia.
E non possiamo escludere che il brutale assassinio di Regeni sia stato indirizzato da forze estere tese a sfavorire l’Italia nella sua politica mediterranea, come sta avvenendo. In proposito va ricordato  che l’omicidio di Regeni fu contemporaneo, nel 2015, a un attacco al consolato italiano del Cairo proprio mentre il nostro ministro Guidi era in zona con decine di imprenditori per tutta una serie di affari da concludere. E desta stupore che solo ora esca fuori un probabile documento dei servizi segreti americani inviato al Governo Italiano e indicante, come mandanti dell’omicidio, i servizi segreti egiziani. Così tanto per continuare a confondere le acque contro l’Italia.
In definitiva, vuoi per motivi nazionali, vuoi per motivi internazionali, tutti i cittadini Italiani hanno diritto alla stessa intensità di tutela da parte dello Stato. Non esistono problemi di dignità che possano minare questo principio sacrosanto fissato dalla Costituzione. Non esistono, in un paese democratico, vite da immolare per un concetto di dignità e credibilità che può essere difeso in mille altri modi.

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