Ieri è scoppiato lo scandalo del contratto «per fare sesso», notizia che ha fatto il giro delle agenzie diventanto virale su internet. Un contratto che De Fanis avrebbe fatto firmare alla Zingariello e che sarebbe stato rinvenuto dagli agenti della polizia giudiziaria della Procura di Pescara, come scritto sul quotidiano 'la Repubblica', stracciato in un cestino in casa della stessa segretaria. Nel contratto si sarebbe stabilito un rapporto a settimana. E per tutto il giorno la notizia ha fatto il giro dei telegiornali e giornali di tutta Italia, proprio come il ‘caso’ della bottiglia di champagne pagata dall’assessore con la carta di credito della Regione.
Poi la procura ha smentito la notizia e ha negato l'esistenza di un tale documento negli atti d'indagine al proprio esame. In serata anche la richiesta di rettifica e smentita fatta arrivare agli organi di informazione dal legale della donna, Umberto Del Re, che parla di «vilipendio» al quale è stata sottoposta la sua assistita.
L’avvocato puntualizzando che «nel fascicolo dell'indagine (perlomeno nella parte sinora formata e posta a conoscenza di questa Parte e della di Lei difesa, sussistendo altre acquisizioni effettuate in prosieguo ma non ancora riversate nel fascicolo e non ancora conosciute da alcuno, neppur dal Pm, casomai parzialmente solo da qualche ausiliario addetto alla cernita e collazione), possiamo senza tema di smentita affermare che alcun contratto in forma scritta è stato rinvenuto nel corso dell'indagine e tantomeno acquisito».
La Procura di Pescara aprirà un fascicolo con l'ipotesi di fuga di notizie in merito a quanto dichiarato dalla segretaria dell'ex assessore alla Cultura della Regione Abruzzo, Luigi De Fanis.
Lucia Zingariello ha raccontato ai magistrati che l'assessore De Fanis, arrestato il 12 novembre scorso, sarebbe stato avvisato del procedimento a suo carico e della possibilità di un arresto durante una Giunta regionale prima dell'estate, forse tra il mese di giugno o luglio.
L'indagine a suo carico per tangenti prese il via a marzo dopo le dichiarazioni di un imprenditore abruzzese il quale si era rivolto a De Fanis per contributi regionali. Le indagini hanno appurato la concussione di De Fanis il quale avrebbe a sua volta detto alla segretaria di essere stato avvisato per tempo dell'inchiesta nei suoi confronti. Secondo quanto rivelato dalla segretaria l'inchiesta a carico di De Fanis sarebbe stata a conoscenza dei vertici regionali e del suo partito, il Pdl.
L’apertura di un nuovo fascicolo è di fatto un atto obbligato della procura vista la notizia di reato anche se dalle stesse intercettazioni emergeva in maniera chiara che l’assessore sapeva di essere intercettato.
La fuga di notizie oltre che essere un reato gravissimo ha di fatto depotenziato l’inchiesta ma non vanificata come invece è successo tutte le volte che la procura di Pescara indagava sulla politica. Ad ogni modo sarà davvero difficile risalire all’autore materiale.
Con molta probabilità il fascicolo rimarrà vuoto e dovrà essere chiuso per mancanza di prove.
Quello delle fughe di notizie è un argomento molto delicato che però è una costante da quando la procura di Pescara nel 2006 decise di iniziare a indagare sulla corruzione dei pubblici ufficiali. A memoria d’uomo non si ricorda una sola talpa scoperta dalle indagini poi partite e nulla sortirà anche da una molte recente e chiacchierata destinata alla archiviazione dopo aver individuato l’ambito di provenienza ed alcuni soggetti che secondo alcuni indizi potevano essere indicati come coloro che hanno portato i segreti delle indagini fuori dalla procura.