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Frizzi, l’ultimo saluto a un conduttore amato

Camera ardente in viale Mazzini

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Popolarissimo.

E in modo davvero trasversale. In attesa del boom di presenze previsto per il rito funebre di domani, alle 12.00, nella chiesa degli artisti in piazza del Popolo a Roma, il pellegrinaggio alla camera ardente in viale Mazzini – casa sua, a tutti gli effetti  – dimostra che la Rai ha perso, con Fabrizio Frizzi, un grandissimo protagonista. Uno che al marchio della televisione pubblica ci teneva. E che è riuscito ad incarnare come pochi altri. Ma era anche uno dei quattro moschettieri della televisione moderna, insieme a Bonolis, Conti e Fazio.

A lui è toccata la sorte di Enzo Tortora, colui che – nel quartetto classico dei moschettieri della tv – si è congedato dalle scene della vita prima di tutti.
Ma il paragone con Tortora finisce qui. Nella carriera di Frizzi, infatti, non c’è niente di più lontano delle parentesi controverse o delle recriminazioni di tipo giudiziario. Il suo percorso professionale è stato anzi di una limpidezza abbagliante; sereno, pacato, com’era lui, eppure così pieno di esperienze, lineare e trasformistico nello stesso tempo. Piaceva davvero a tutti, e all’omaggio di queste ore non manca nessuno. 

Più di diecimila persone. In primis i tanti tantissimi telespettatori comuni, che si uniscono in un solo pianto agli addetti ai lavori, quelli che Frizzi frequentava professionalmente ogni giorno. E con cui era riuscito quasi sempre ad instaurare rapporti di autentica amicizia. Così, nell’andirivieni mesto e caloroso sotto lo sguardo impassibile del cavallo morente di Francesco Messina, le testimonianze d’affetto dei rappresentanti del pubblico da casa si alternano e quasi si fondono con le parole sommesse dei volti noti della tv: il direttore di Raiuno Mario Orfeo, Giancarlo Leone, i fratelli Fiorello, Flavio Insinna, Rita Dalla Chiesa, Carlotta Mantovan, Bianca Guaccero, Andy Luotto, Emanuela Aureli, Roberta Lanfranchi, Riccardo Rossi, Giulio Scarpati, Max Giusti, Enrico Brignano, Bruno Vespa, Massimo Giletti, Raffaella Carrà, Giancarlo Magalli, Amadeus, Veronica Pivetti, Paolo Belli, Pupo, Pippo Baudo, Renzo Arbore, Eva Grimaldi, Michele Guardì.

Ma Frizzi è riuscito a farsi dare l’ultimo saluto, nella sala degli Arazzi della Rai, anche da rappresentanti del teatro, che era il suo primo amore, della musica, del giornalismo stampato, perfino delle istituzioni. Una specie di lutto nazionale, con una partecipazione pari solo a quella riservata ad un altro grandissimo e amatissimo, quell’Alberto Sordi che, non molti anni fa, era stato al centro di una performance imitativa di Frizzi a Tale e quale. Così non mancano neppure Alessandro Haber, l’ex Pooh Stefano D’Orazio, Silvia Salemi, Arturo Diaconale, il comandante generale della Guardia di Finanza, Giorgio Toschi,  e Mario Calabresi, direttore di Repubblica. E poi Luca Cordero di Montezemolo, legato a Frizzi dal lavoro per Telethon. E il presidente del Coni, Giovanni Malagò.

E ancora il sindaco di Roma, Virginia Raggi, il neo deputato grillino Emilio Carelli (già giornalista televisivo), Gianni Letta e ben due pezzi del governo ancora in carica: il ministro della Semplificazione, Marianna Madia, e il premier in persona, Paolo Gentiloni.

La gente in fila conferma che “Frizzi era una bella persona, apprezzata per la sua umanità”, commenta Gentiloni. Alcuni anni fa il conduttore aveva salvato la vita di una ragazza donandole il midollo spinale: da allora quella ragazza, Valeria, lo aveva considerato uno di famiglia, e lo aveva invitato a tutti i suoi eventi più importanti. Fra pochi mesi lo avrebbe voluto come testimone di nozze.     

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