Il Sottosegretario d'Abruzzo Mario Mazzocca oggi a Palazzo Chigi con la delegazione formata dal sindaco di Sulmona Annamaria Casini, dai primi cittadini e amministratori della Valle Peligna e Subequana, insieme al consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, per ribadire il proprio no alla centrale di compressione Snam del metanodotto Brindisi-Minerbio a Sulmona.
Nell’incontro, che ha avuto luogo con il consigliere politico del Presidente del Consiglio, Gabriele De Giorgi, è stato esaminato il documento sottoscritto dai sindaci dove si chiede al governo di ritornare sulla decisione assunta lo scorso 22 dicembre evidenziando la contraddizione tra la realizzazione della centrale Snam e l’inserimento di Sulmona, unica città abruzzese, nel programma di Casa Italia sulla prevenzione sismica.
Per il momento il decreto, che rappresenterebbe il definitivo via libera alla realizzazione della centrale di compressione, resta di fatto congelato. Come concordato al termine dell’incontro, la delegazione abruzzese tornerà a Roma nella settimana tra l'8 e il 13 gennaio.
Così il Sottosegretario Mazzocca a termine dell'incontro: “Oggi abbiamo avuto delle rassicurazioni sulla disponibilità da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri ad differire la materiale assunzione del decreto, che poi di fatto sancirà la conclusione del procedimento, subordinandolo ad un incontro che, come Regione Abruzzo insieme ai sindaci, avremo con lo stesso Gentiloni nella settimana che va dall'8 al 13 gennaio. Un risultato importante per l'odierna riunione”.
“Sulla vicenda della centrale di compressione Snam - ricorda Mazzocca - pesa come un macigno il decreto di compatibilità ambientale, risalente al 27.03.2011, con cui fu materialmente autorizzata l'opera sotto il profilo territoriale oltre che in ordine al rispetto di ogni tipo di vincolo sovraordinato: paesaggistico, ambientale, geologico, idrogeologico, archeologico, età., ed in particolare sismico.
Premesso questo, vi sono altri aspetti da sottolineare. In occasione dell'odierna seduta avuta con il consigliere particolare del Presidente Gentiloni, Gabriele De Giorgi, siamo andati in delegazione con il sindaco di Sulmona Annamaria Casini e gli altri sindaci del territorio per evidenziare intanto il fatto che il Consiglio dei Ministri con la decisione del 22 dicembre ha di fatto avocato a sé la procedura per comporre il dissidio determinato dal diniego dell'intesa all'opera da parte della Regione Abruzzo oltre che degli enti locali coinvolti.
Si parla appunto di “materia concorrente” ovvero, sul tema dell'energia, lo Stato, tramite il Governo, realizza le proprie infrastrutture dopo aver ascoltato i territori mediante il raggiungimento di specifiche intese. Quando esse non vi sono o addirittura sono di segno contrario, avoca a sé il procedimento, che passa dal Ministero dello Sviluppo Economico alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La decisione adottata Il 22 dicembre, pertanto, per esplicare i suoi effetti necessità di un consequenziale atto (DPCM) che ad oggi non è stato ancora assunto”.
“Il secondo e dirimente aspetto, e credo che la presenza dei sindaci del territorio lo stia a dimostrare - continua il Sottosegretario - sta nel fatto che il quarto tratto del metanodotto, ovvero sul Sulmona-Foligno, non è stato ancora definitivamente autorizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico in quanto lo stesso ha dovuto concludere il procedimento dando atto del diniego all'intesa da parte della Regione Abruzzo oltre che di diversi enti locali coinvolti. Certamente, come abbiamo fatto verbalizzare in sede di Conferenza conclusiva ormai oltre un anno fa, faremo valere le nostre ragioni del attraverso una puntuale e necessaria verifica della conformità di quest'opera alla vigente normativa in materia di "usi civici”: ci risulta, infatti, che i soggetti titolati alla conduzione di questo diritto, ovvero i Comuni e le amministrazioni separate prevalentemente delle realtà locali della provincia de L'Aquila, non hanno dato il via libera in tal senso. Anzi, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno avuto risposta di segno contrario attraverso un documento che ho personalmente promosso è coordinato con la maggioranza dei detti Comuni interessati dal tracciato del metanodotto. Credo che questo pesi in maniera importante sulla conclusione del procedimento tecnico-amministrativo e di definitiva approvazione dell'intera opera.
Ricordiamo infatti che l'opera viene, per volere della Snam e del Governo, scissa in sei parti procedimentali distinte: i cinque tratti del metanodotto più la centrale di compressione Snam di Sulmona. I primi tre tratti sono stati realizzati, non è stata realizzata la centrale ma neanche il quarto tratto che va da Sulmona a Foligno e lungo il cui tracciato si trovano appunto le realtà locali preposte alla amministrazione del cosiddetto “uso civico". La vedo difficile da parte di chiunque, anche di un colosso come Snam, pensare di investire decine di milioni di euro per la realizzazione di una centrale di compressione in mezzo all'intera rete infrastrutturale senza avere poi la certezza di realizzare anche la restante parte di metanodotto".
"Abbiamo sfruttato le residue possibilità - conclude Mazzocca - di intervenire anche solo negli ultimi tre anni di un procedimento generato da una richiesta del gennaio 2005 e che nel 2011 vide sancire la propria compatibilità ambientale anche in ordine alla valutazione del rischio sismico che, per quel che ci riguarda, è da riconsiderare in maniera puntuale e totalizzante”.