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Clima, l’uragano Ophelia semina il terrore

Devastante il suo impatto nella penisola iberica

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Magna tempestas ad portas.

Allerta rossa: in queste ore gli irlandesi, ma anche gli inglesi, gli scozzesi e i gallesi si sentono come i Romani su cui incombeva l’incubo di Annibale avanzante, E poco importa che gli esperti di meteorologia abbiano declassato  Ophelia, l’uragano tropicale che si appresta a strapazzare Irlanda e Gran Bretagna, dalla categoria 3 alla 1: in fondo un’orda di Unni e una di Mongoli (o tutt’e due insieme, nello stesso momento) non semina meno distruzione, se c’è un  reparto di salmeria o qualche elmo in meno. Come potrebbe essere diversamente, quando si prevedono comunque raffiche di vento di un’intensità compresa tra i 130 e i 200 km/h?

Il momento del passaggio è previsto tra le 16 e le 23 di oggi, ora italiana. Ma in Irlanda già si fronteggiano le prime avvisaglie: venti tra 156 e i 191 km/h e circa 200.000 abitazioni ko come alimentazione elettrica. Ora i governi di Dublino e di Londra stanno preparando tutte le possibili contromisure mentre rabbrividiscono contando il bilancio spaventoso dei danni provocati dall’uragano nelle zone del continente in cui esso è già passato. Superate le Azzorre, porte lusitane, all’inizio dell’ultimo fine settimana, nella giornata di domenica i venti e le piogge dispensati dalla procella atlantica, che davvero non ha nulla della fragilità caratteriale dell’omonima eroina shakespeariana, si sono abbattuti con la massima violenza su Portogallo e Spagna. Dove hanno generato effetti disastrosi, vorremmo dire come da copione, se non fosse che la rabbia selvaggia di quella piaga meteorologica, già di per sé insolita per certe latitudini, è andata per di più ad impattare su uno stato delle cose già minato da pericolose anomalie, e tutto a causa di un quadro climatico sempre più schizofrenico.

Ecco dunque che temperature eccezionali, superiori ai 35°C, e una situazione di prolungata siccità, in abbinamento con i venti infuocati trasportati da Ophelia, hanno determinato in poche ore un’emergenza incendi mai vista, o davvero con pochi precedenti nella storia più attuale: sono più di 500 i roghi registrati nella penisola iberica soltanto durante le ventiquattr’ore di ieri. Un inferno, nel cui gorgo sono precipitate anche vite umane, poco più di una trentina. In particolare sono ventinove i morti accertati in Portogallo, a cui se ne aggiungono altri quattro in Galizia (Spagna).

E adesso, sotto a chi tocca. Per scrupolo storico, comunque, va detto che le terre britanniche, come tutta l’Europa settentrionale, non sono clienti inabituali dei grandi flagelli naturali di origine caraibica. Sulla rotta europea dei terribili uragani dell’Ovest l’Inghilterra, dagli anni ’50 ad oggi, è quasi una tappa obbligata, e distanzia di parecchie incollature Francia e Islanda, così come l’Irlanda: che ha un solo precedente, ma indelebile. Nell’anno della costruzione  del muro di Berlino l’isola ebbe a che fare con Debbie, tempesta che, con i suoi venti a 175 km/h, fece 11 vittime e polverizzò il 2% delle foreste nazionali, così da creare un danno all’economia del Paese pari a 40 milioni di dollari del tempo. La cattiva notizia, per quello che richiama alla memoria collettiva, è che il percorso di Ophelia è lo stesso seguito da Debbie: anche quest'ulimo veniva dalle Azzorre.  

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