01.10.2017 - Roma - L’incontro è stato aperto dal saluto di Francesco Florenzano, presidente dell’Università, che ha ricordato la sua lunga tradizione di apertura a eventi, incontri, corsi di formazione e persone che contribuiscono alla trentennale missione di apprendimento permanente e socializzazione portata avanti dall’Upter.
Cristiano Chiesa Bini di Mondo senza Guerre e senza Violenza ha poi introdotto i vari oratori, a cominciare da Stefania Catallo, fondatrice e responsabile del Centro anti-violenza Marie Anne Erize, che ha raccontato di aver conosciuto Pressenza proprio all’inaugurazione del centro. Da quel momento è nata una collaborazione basata su un valore fondamentale e condiviso: la tutela in assoluto dei diritti umani, tra cui va incluso il fondamentale diritto alla felicità. Stefania Catallo ha rievocato la vicenda della bellissima modella e attivista Marie Anne, scomparsa negli anni Settanta in Argentina. La difesa dei diritti umani può essere pericolosa, come dimostrato dai desaparecidos vittime della brutale dittatura militare di Videla & C e oggi dalle vicende di Milagro Sala e Santiago Maldonado, esempi di una dittatura mascherata da democrazia.
Dario Lo Scalzo della Redazione italiana di Pressenza ha poi introdotto il lavoro quotidiano svolto in otto lingue per dare spazio alla denuncia di violenze e ingiustizie, ma anche alle tante esperienze positive di solidarietà e auto-organizzazione spesso ignorate o distorte dai media mainstram. Pressenza è uno aggregatore di informazioni poco note, se non censurate (un esempio eclatante è il trattato per la messa al bando delle armi nucleari, approvato da oltre 120 paesi e passato sotto silenzio dall’informazione “ufficiale”), uno spazio aperto che mira a costruire reti, ad alimentare la speranza e a far convergere diversità. Tante realtà differenti, unite però da un progetto comune: la costruzione di quel nuovo mondo possibile basato sulla pace, la nonviolenza e i diritti umani, a cui tanti esseri umani aspirano. In questo senso il libro di Pressenza è un modo per andare oltre alla quotidiana realtà virtuale del sito per favorire incontri “fisici” come quelli realizzati per presentarlo.
L’importante ruolo di Pressenza nella difesa dei diritti umani è stato ribadito da Virgilio Violo, giornalista di Free Lance International Press, associazione che l’anno scorso le ha assegnato il premio conferito a chi si distingue nella difesa dei più deboli. Violo ha descritto il desolante panorama dell’informazione in Italia (non a caso siamo solo al 52° posto nella classifica della libertà d’informazione) usando il termine “filiera della disinformazione” , la difficoltà, se non l’impossibilità, per i giornalisti di scrivere liberamente a causa del dominio di interessi e gruppi di potere estranei alla società civile, che controllano i media grazie al sistema di finanziamento pubblico dell’editoria.
Marica di Pierri dell’associazione A Sud non ha potuto partecipare all’incontro per un impedimento, ma ha mandato un video.
E’ intervenuto poi Marco Inglessis di Energia per i diritti umani, descrivendo l’impegno concreto dell’associazione per tradurre in attività concrete il grande ideale della nonviolenza e l’aspirazione alla Nazione Umana Universale, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Qui sono state costruite scuole, avviate attività di micro-credito fondamentali per costruire l’autonomia soprattutto delle donne e realizzate campagne sanitarie come Stop Malaria. Gli attivisti però incontrano enormi ostacoli per far conoscere le loro iniziative ed è qui che un giornalismo indipendente come quello di Pressenza ha dato e continua a dare un fondamentale contributo nel “fare rete”, rafforzarsi a vicenda e creare un campo di speranza che si opponga a un’informazione ormai ridotta a propaganda generatrice di odio e paure.
I numerosi interventi del pubblico hanno sottolineato l’importanza di un linguaggio positivo, che non metta più l’accento su tutto quello che non va, ma aiuti le persone a riconoscere le proprie virtù e le riabitui alla positività. Un cambiamento profondo, non solo sociale e personale, ma anche spirituale, deve partire dal quotidiano; solo così si potrà “depurare” la nube nera che esiste anche dentro di noi.
Foto di Domenico Musella