Ieri si è celebrata la giornata mondiale della lotta contro l’Aids, eppure il cammino da fare è ancora lungo. Una battaglia ardua non solo per sconfiggere la malattia, ma anche tutti i pregiudizi che la ruotano intorno. Nel suo report annuale la Lila (Lega italiana lotta all’Aids) ha rivelato che le preoccupazioni delle persone sieropositive per le discriminazioni sul lavoro superano quelle della difficile gestione della loro vita sociale e della loro salute. Questo dato, la dice lunga sul livello di ignoranza diffusa e su come le paure , nonostante le informazioni acquisite sulla malattia, siano più dure da debellare del virus stesso.
La Lila ha chiesto al ministero della Difesa delucidazioni in merito all'arruolamento delle persone con Hiv. Dopo aver denunciato la richiesta del test Hiv in tutti i bandi di arruolamento, alla Lila sono infatti arrivate diverse segnalazioni da persone che la divisa già la indossano e che temono per il futuro, dato che pare sia stata istituita l'obbligatorietà del test Hiv anche per tutti gli arruolati. Al ministero la Lila ha chiesto di sapere cosa accade a un dipendente che dichiari la propria sieropositività , o che rifiuti di sottoporsi al test. Dopo due mesi ancora non è giunta una risposta.
Qualsiasi sia il lavoro, l’Hiv non conta. Lavorare è un diritto di tutti eppure di recente la Lila ha seguito la vicenda di un operatore sanitario, allontanato dal lavoro in quanto sieropositivo e reintegrato solo dopo una difficile battaglia. Stupisce la necessità di dovere ancora oggi affrontare un percorso giudiziario per raggiungere soluzioni che dovrebbero essere scontate. E accanto ai casi denunciati c’è un vasto sommerso, con discriminazioni più o meno gravi, spesso taciute da chi le subisce, che riguarda le circa 100mila persone con diagnosi accertata di Hiv che vivono, e lavorano, oggi in Italia.