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La Protesta di un Ammalato: da 40 giorni in Tenda davanti al San Francesco di Nuoro, ma nessuno interviene

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NUORO. Sono stremati ed esausti, ma non intendono arretrare di un passo rispetto alle loro posizioni, nonostante siano trascorsi 40 giorni e nessuna istituzione sia intervenuta per occuparsi di una situazione al limite della sopravvivenza: loro sono Paolo e Salvatorica, marito e moglie, e dal 1° Luglio vivono in una tenda di fronte all'Ospedale San Francesco di Nuoro.

Una forma di protesta estrema per richiamare l'attenzione su quella che definiscono “negligenza sommata a disumanità” da parte della ASL di Nuoro, la quale sarebbe responsabile, secondo i 2 coniugi, dell'aggravarsi delle condizioni di salute di Paolo Sanna, cardiopatico 56enne residente a Nuoro, le cui patologie ormai si perdono nei meandri di una vicenda clinica lunga più di un ventennio (sarebbero arrivate a 10).

Patologie complesse ( alla grave cardiopatia si sommano, tra le altre, uno scompenso polmonare, il mal funzionamento di una valvola cardiaca impiantata nel 1991, un tumore e continue perdite di liquido dagli arti inferiori) che determinerebbero per l'uomo un “rischio perenne”, a fronte del quale l'Ospedale Nuorese avrebbe decretato comunque un allontanamento dalla struttura: da quasi due anni Salvatorica Corrias chiedeva in tutti i modi ai vertici ASL di trovare una soluzione in grado di assicurare un minimo di assistenza a suo marito, scontrandosi però con un muro di gomma.

Da qui la decisione di gravitare attorno all'ospedale, facendo la spola tra Pronto Soccorso e Sala d'Attesa, finché lo stesso ospedale non ne ha imposto una sorta di “allontanamento coatto” con una ordinanza che vieta l'accesso alla struttura dopo le 23: una circostanza, quest'ultima, che ha portato alla decisione di mettere in atto una forma di protesta che vede entrambi campeggiare di fronte all'ospedale in attesa di una risposta da parte delle autorità.

Dopo un mese e mezzo però, incredibilmente, niente si è mosso: oltre alla solidarietà dei singoli, dei passanti e di molti dei parenti degli ammalati ricoverati, nulla sembra essere arrivato alle istituzioni del territorio, forse troppo lontane per sentire gli echi dei dolori degli altri.

"L'unica cosa che siamo riusciti ad ottenere - dice la moglie - è un nullaosta per poter andare fuori dalla Sardegna, ma ormai non possiamo usarlo, perché le condizioni di Paolo sono troppe compromesse e non si può più intervenire. Non c'è più niente da fare, lo hanno portato ad una condizione limite.Ora la ASL deve prendersi le sue responsabilità."

Ci eravamo già occupati lo scorso anno delle vicissitudini di Paolo e Salvatorica, restando oggettivamente impressionati dalla loro disperata richiesta di aiuto e dal pesante silenzio che sembra avvolgere le storie di chi vive in condizioni di disagio e prova a lottare per non soccombere definitivamente.

Non spetta a noi ovviamente giudicare, da un punto di vista legale e etico, la posizione assunta dalla Asl di Nuoro in questa particolare e complicata situazione, ma lascia davvero perplessi il fatto che dopo 40 giorni di dura protesta in condizioni sanitarie già compromesse, nessuna istituzione abbia avvertito l'urgenza di intervenire, anche solo per una questione di umanità, per cercare di risolvere o, quantomeno, di trovare un compromesso ad una condizione che non rimanda certo l'immagine di un paese civile.

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