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Ricostruzione post-sisma: l'Ance chiede di coinvolgere lavoratori e imprese locali

Il Presidente dell'Associazione nazionale dei costruttori lancia la proposta per favorire l'occupazione nelle zone colpite dal terremoto

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''Inutile ricostruire se poi chi vive nei paesi danneggiati dal sisma non ha di che sopravvivere''. Con queste parole Stefano Violoni, presidente dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance), ha voluto porre l'attenzione sulla ricostruzione delle aree colpite e su come questa possa aiutare le popolazioni a a trovare lavoro.

La proposta dell'Ance è dunque di coinvolgere le imprese e la manovalanza presenti sui luoghi colpiti dal sisma affinchè si creino posti di lavoro "sul posto" evitando in questo modo lo spopolamento del cratere sismico a causa della disoccupazione.  "Le imprese che si adoperano nella ricostruzione, sia privata sia pubblica - ha detto Violoni - , dovrebbero avere un numero di maestranze minimo, il 10-20%, residente all'interno del cratere o comunque delle province colpite''.

Violoni poi contesta il vincolo, previsto dalla normativa per la ricoastruzione privata che vieta ''che impresa e direttore dei lavori non devono avere avuto rapporti negli ultimi tre anni''. "Forse non ci si rende conto di cosa significhi - accusa l'esponene Ance - : immaginate di avere la casa danneggiata, la prima cosa che fate è chiamare un tecnico che conoscete, di cui vi fidate. E così il tecnico chiamerà una ditta di cui si fida. E invece no, l'impresa di fiducia non può lavorare''.

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