9 gennaio 2007, Steve Jobs presenta al mondo il primo iPhone. Accade durante la conferenza del Macworld di San Francisco. «Abbiamo reinventato il telefono», queste furono le parole dell' amministratore delegato di Apple. Da allora il cellulare smise di essere solo uno strumento utile, dotato unicamente di tastiera e con difficoltà per connettersi a internet. Oggi sono dieci anni dall’esordio di uno degli oggetti che hanno maggiormente rivoluzionato il mondo.
Oggi sono circa 2 miliardi le persone che hanno uno smartphone, per un guadagno che monta a 421,8 miliardi di dollari. L’iPhone però è stato solo il primo, poi sono arrivati gli altri: gli asiatici Samsung e Huawei.
La chiave vincente era la semplificazione tecnologica: Jobs presentò l’iPhone come «tre prodotti rivoluzionari» in uno, iPod touch per ascoltare la musica, telefono e nuovo strumento per navigare in Rete. Quella ‘i’ stava a significare, allora come adesso, ‘Internet’. Dunque la rivoluzione lanciata da Jobs ha connesso un terzo della popolazione mondiale in maniera differente per la prima volta in assoluto, in tempi brevissimi.
L'iphone e i suoi derivati non sono soltanto elefoni, ma molto di più. Sono status symbol, oggetti di design che arrivano a costare anche 900 euro. Hanno semplificato la connessione al web e al mondo, ma con una conseguenza: hanno anche condizionato i rapporti sociali. In una delle ultime interviste antecedenti alla morte nel 2011, Jobs spiegò che forse la vita non era altro che «un pulsante on/off: fai click e te ne vai». Ecco perché, diceva, sui dispositivi Apple non aveva messo mai il tasto di accensione e spegnimento. Il suo sogno, era creare un telefono che non potesse spegnersi mai.
A dieci anni dall'esordio, ricordare l'invenzione implica anche mettere a fuoco le conseguenze che ha portato con se. Ad esempio l’utilizzo per i condensatori del coltan, minerale estratto nelle aree della Repubblica democratica del Congo devastate da guerra e sfruttamento del lavoro minorile. Ma anche la delocalizzazione di alcune fasi di produzione negli stabilimenti cinesi di Foxconn, tra condizioni lavorative estreme e suicidi degli operai. Delocalizzazione contro cui si é espresso Donald Trump: «Apple deve tornare a produrre negli Usa, altrimenti come può dire di aiutare il nostro Paese?».