"Oggi, anche se si muore di meno, ci si ammala di più di un tempo: se 50 anni fa un italiano su 20 riceveva una diagnosi di cancro nel corso della vita, oggi siamo a 1 su 2. Ma tenendo conto che la vita media aumenta, dobbiamo attenderci un ulteriore aumento. Occorre dunque un cambio di strategia importante".
A evidenziarlo il direttore scientifico dell'Istituto Europeo di Oncologia (Ieo), Umberto Veronesi, oggi a Roma alla cerimonia Airc che si è tenuta al Quirinale. "Negli anni '90 - ha ricordato Veronesi - è iniziato l'aumento della sopravvivenza dal cancro, che continua fino a oggi e che è confermata dai dati del 2012 che parlano di un 60-62% di pazienti guariti dal cancro. Questo è iniziato proprio dagli anni '90 perché si cominciò a non accontentarsi più di curare, ma iniziò la strategia di prevenzione. Ora l'obiettivo è arrivare a 'mortalità zero'. A meta' secolo guariva il 30% dei pazienti, oggi il 60% e fra 10 anni il 70%. Certo, ci sono ancora forme tumorali difficili come quelle cerebrali o del pancreas, ma per altri tipi di tumore abbiamo raggiunto obiettivi che sembravano insperabili, guariamo ad esempio il 90% dei tumori mammari e dei tumori prostatici".
"Ma se riuscissimo a guarire tutti i malati - si è chiesto Veronesi - potremmo dire di aver curato il cancro? A mio parere no, perché bisogna impedire che la gente si ammali". Questo è teoricamente possibile, secondo Veronesi, "con un piano che prevede tre azioni: ridurre al minimo i cancerogeni nell'ambiente, e stiamo intervenendo per mettere sotto controllo l'amianto, ma abbiamo ancora difficoltà col radon, con i pestidici e con le polveri sottili; migliorare gli stili di vita evitando il fumo, controllando l'alimentazione e vaccinando i bambini contro i virus oncogeni; tentare di scoprire la malattia quando è ancora occulta. A questo piano gigantesco deve partecipare la popolazione, deve esserne protagonista".