Che i voucher fossero diventati un enorme problema nel mondo del lavoro a causa del loro abuso e della conseguente condizione di precarietà/sfruttamento che ne deriva era noto a tutti. Bastavano solo i numeri diffusi dall’Osservatorio sul precariato dell’Inps per capirlo: nel periodo compreso tra gennaio e ottobre 2016 i voucher dal valore nominale di 10 euro venduti sono stati 121.506.894 pari al 32,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2015.
Eppure per il Governo l’emergenza sociale relativa all’abuso dei voucher sembra essere scattata solo ora che si avvicina la data dell’11 gennaio quando la Corte Costituzionale dovrà esprimersi sull’ammissibilità dei tre referendum promossi dalla Cgil, uno dei quali prevedrebbe proprio l’abolizione dei buoni lavoro.
Nei giorni scorsi il Ministro Poletti, già al centro delle polemiche seguite alla sua dichiarazione sui ragazzi andati all’estero per cercare lavoro, aveva manifestato l’intenzione di intervenire sui voucher nel caso in cui gli strumenti sulla tracciabilità introdotti con il decreto legislativo 185/2016 non porteranno buoni risultati. Anche la sinistra Pd era intervenuta in merito minacciando di votare la sfiducia a Poletti nel caso in cui il Governo non fosse intervenuto proprio sui voucher per limitarne l’utilizzo.
Ed è proprio sui limiti alla vendita dei voucher che si concentrano le ipotesi di riforma del Governo. Una di queste è di abbassare il massimo incassabile dal singolo lavoratore che percepisce i voucher. Inizialmente questo tetto era fissato a 5000 euro poi innalzato con il Jobs Act fino a 7000. Al momento si ragiona sul riportare la soglia a 5000 o addirittura farla scendere ulteriormente. L'unico problema è che i lavoratori che si avvicinano a queste cifre sono pochissimi mentre la maggior parte percepisce quasi sempre meno di 1000 euro. L'abbassamento della soglia, dunque, interverrebbe su una platea molto ristretta di aziende e lavoratori.
Un’altra ipotesi è stata prospettata dal Ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina che, intervistato dal Corriere della Sera, si è detto contrario all’abrogazione totale dei voucher proposta dalla Cgil. Per Martina la “finalità iniziale dei voucher era positiva: hanno fatto emergere una fetta di lavoro nero. Ma poi, con la progressiva liberalizzazione introdotta ben prima del governo Renzi, hanno rischiato di accentuare in alcuni settori la precarizzazione dei rapporti di lavoro. È su questa distorsione che bisogna intervenire”. Secondo il Ministro, dunque, l’intervento dovrebbe riguardare le categorie produttive nelle quali è possibile utilizzare i buoni lavoro. “Nell’edilizia – ha detto Martina - si può pensare a un superamento complessivo dei voucher, forse è il settore a maggior rischio di abusi”.
Ad ogni modo le varie ipotesi si configurano come misure molto superficiali e non andrebbero alla radice dei due problemi principali connessi all’uso dei voucher. Primo: quanto lavoro nero viene “coperto” con questo strumento e secondo se è giusto uno strumento così precario invece di provare a spingere il mercato del lavoro verso la creazione di posti di lavoro uguali diritti per tutti.
La ripresa del dibattito sui voucher è certamente un dato positivo, ma se si considerano i due problemi prima citati viene da pensare che questa discussione sia più funzionale ad evitare lo spettro dei referendum che non ad intervenire alla radice del problema precarietà.