Diecimila fatture false per un totale di 1,2 miliardi di euro di imposte evase tra Ires e Iva, dal 2007 al 2013. Ma l’aspetto più sconcertante dell’intera vicenda è che attraverso il vorticoso giro messo in opera l’organizzazione era riuscita a farsi dare ben 10 milioni di euro di interessi per ritardati pagamenti di rimborsi non dovuti, oltre a 300 milioni di euro di rimborsi invece avuti e 60 milioni come compensazioni d’imposta.
Questo il giro di denaro sottratto alle casse dello Stato dal sodalizio criminale sgominato dalle Fiamme Gialle di Varese a seguito delle indagini iniziate nel 2014 con l'arresto del notissimo imprenditore varesino Gianfranco Castiglioni da parte della Guardia di Finanza di Perugia. I particolari della complessa operazione, denominata “Golden Lake”, sono stati illustrati in una conferenza stampa svoltasi stamattina nella sede del comando provinciale Gdf alla presenza del procuratore della Repubblica della Città Giardino Daniela Borgonovo e del colonnello Francesco Vitale comandante delle Fiamme Gialle varesine. Dodici gli indagati, fra cui lo stesso imprenditore e i suoi due figli, ai quali sono stati contestati 141 capi d’imputazione che vanno dall’associazione a delinquere, all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, alla bancarotta fraudolenta, all’omesso versamento dell’Iva.
Secondo quanto ricostruito dai finanzieri al termine di una indagine molto complessa durata un anno, attraverso le 23 società del gruppo, operanti nel settore della minuteria metallica, costruzioni, fonderie, trasporti e alberghiero con sedi a Varese, Milano, Como, Padova, Perugia, Piacenza e Cuneo, sarebbero state fittiziamente effettuate operazioni infragruppo allo scopo di ottenere per alcune di esse crediti di iva milionari, da chiedere a rimborso o da utilizzare in compensazione per il pagamento di oneri previdenziali e altri tributi. Ciò avveniva con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti che venivano sostanzialmente registrate solo dalla società ricevente la quale in questo modo generava costi per abbattere il reddito e maturava al tempo stesso crediti sull’Iva mai però versata all’emittente.
Un giro complicato, che durava da anni, del quale gli uomini della Guardia di Finanza sono venuti a capo nonostante la mancanza della documentazione amministrativo-contabile andata distrutta nel crollo asserito di un capannone di amianto all’interno del quale era custodita e successivamente smaltita come rifiuto speciale. I finanzieri a questo punto hanno operato due perquisizioni: una presso la sede del centro informatico del Gruppo Castiglioni di Dongo (Como), l’altra presso il domicilio di una segretaria dello stesso Castiglioni ritenuto dalla Gdf il “dominus” dell’associazione a delinquere. Nel primo caso le Fiamme Gialle hanno trovato il software “Golden Lake” che ancora conteneva la copia informatica delle migliaia di fatture emesse, nel secondo sono stati rinvenuti numerosissimi report riportanti i conteggi complessivi delle fatturazioni infragruppo emesse nel corso degli anni, successivamente rivelatisi come prospetti indicanti le false fatturazioni emesse proprio dalle società del "Gruppo Casti”. Nel corso dell’operazione i finanzieri hanno sequestrato beni per un valore di 30 milioni di euro.