È aperta a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, la camera ardente di Umberto Veronesi. Sopra la bara di legno scuro c'è un cuscino di rose rosse e ai piedi una foto dell'ex ministro e oncologo, in cui sorride. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha portato per primo il suo saluto alla famiglia. In coda già prima dell'apertura della camera ardente, alle 11, i cittadini che vogliono portare l'ultimo saluto all'oncologo, scomparso all'età di 91 anni.
Umberto Veronesi è stato un oncologo e politico italiano.
Fondatore e Presidente della Fondazione Umberto Veronesi, ha ricoperto il ruolo di direttore scientifico emerito dell'Istituto europeo di oncologia.
È stato direttore scientifico dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano dal 1976 al 1994.
Ha ricoperto l'incarico di Ministro della sanità dal 25 aprile 2000 all'11 giugno 2001 nel Governo Amato II.
La sua attività clinica e di ricerca è stata incentrata per decenni sulla prevenzione e sulla cura del cancro. In particolare si è occupato del carcinoma mammario, prima causa di morte per tumore nella donna. Infatti quando il Professor Umberto Veronesi fu eletto "Donna ad honorem" disse: "Ho trascorso la vita con le donne. Le ho conosciute nei momenti più difficili, quando il dolore ne apre gli animi. Quando il guscio delle loro sicurezze si rompe, il rapporto diventa diverso, intenso, vero. Mi affascinano le reazioni toccanti e le battaglie strazianti di donne innamorate della vita, ciascuna con il proprio modo di trovare conforto e ragione nel combattere la malattia. Quando un’associazione mi ha eletto Donna ad honorem, per me è stato il premio più bello”. Femminista ante litteram, gli piaceva definirsi così, inventa la chirurgia mammaria che consente di asportare il tumore conservando il seno. Diventa l'idolo dei circoli femministi che acclamano il medico, sconosciuto ai più, che rivendica il valore della sessualità femminile: il seno serve non solo ad allattare ma anche a raggiungere la pienezza della propria esperienza sessuale.
Sempre presente e attivo per ogni tipo di problema e malattia e sia che si parlasse di chirurgia mammaria o transessualismo, di corna coniugali o congressi medici, Umberto ti guardava dritto negli occhi con la battuta pronta, l'eloquio sciolto, quella brillantezza d'ingegno che, a novant'anni risulta difficile da credere.
Umberto ha desiderato la vita avidamente, con bramosia, era affamato di vita. Di essa ha accolto gioie e dolori, perfidie e delusioni, ha trangugiato, con ingordigia, ogni boccone più o meno amaro per poi rialzarsi, ogni volta, più forte di prima. La carriera, la scienza, il progresso. Si è fatto da solo, nessun santo in paradiso. Ha sacrificato gli affetti? Per sua stessa ammissione. «La giornata dedicata ai figli era la domenica, a meno che non fossi in viaggio. A loro, più che il tempo, ho trasmesso un esempio di fatica e determinazione. Hanno imparato che nella vita devi guadagnarti ogni cosa perché nessuno ti regala nulla».
Il lavoro e la ricerca sicuramente gli hanno sottratto molto però è proprio grazie alla sua forza e alla sua ricerca determinata che ha potuto portare avanti una ricerca così difficile e complicata buttandosi a capofitto in questo percorso medico. Quando dà il via alla prima sperimentazione contro il tumore al seno, sa bene che è in gioco la sua carriera: se fosse morta una delle donne che firmavano il consenso informato prima di sottoporsi all'intervento meno invasivo, la sua vicenda professionale si sarebbe di colpo interrotta.
Umberto Veronesi rischia, e vince. Per una vita intera ha frequentato e usato i centri del potere, politico economico finanziario, al solo scopo di realizzare i progetti che gli premevano. Per tutta la vita ha provato a portare avanti le sue idee e le sue affermazioni, spesso ritrovandosi a combattere contro lo scietticismo più critico però quella determinazione che ha caratterizzato la sua intera vita ancora una volta l'ha premiato. Adesso speriamo che tutte le sue continue ricerche arrivino a risultati sempre migliori.