Partecipa a Notizie Nazionali

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Unicef, rischio mortalità infantile elevatissimo

Ma sono migliaia anche i bambini destinati a povertà

Condividi su:

2030.

Non è l’ultimo dei possibili traguardi apocalittico-millenaristici. Nessuna fine del mondo, nessuna conflagrazione globale, nessun diluvio universale, nessun armageddon mondiale prefigurato nel calendario di qualche antica civiltà, all’avanguardia nella scienza previsionale. Più semplicemente (ma anche molto più drammaticamente) è la data segnata (in rosso) dall’Unicef nel suo rapporto annuale sulla condizione dell’infanzia del mondo.

Senza interventi adeguati, da qui a quattordici anni, si legge nel rapporto,  i bambini che, nelle zone più disagiate del pianeta, rischiano di morire senza nemmeno aver spento  la quinta  candelina potrebbero essere 69 milioni. E le cause del decesso sono “prevedibili” (malnutrizione, scarsissima igiene, mancanza di adeguati supporti sanitari oltre che di vaccinazioni). E tutti gli altri che sopravvivranno, invece, che futuro possono sperare di avere? In realtà non avranno molto di che rallegrarsi: si stima infatti che saranno ben 167 milioni i condannati alla povertà vita natural durante, e quanto alle giovani (giovanissime) donne, 750 milioni di esse non sfuggiranno ad un probabile destino di spose bambine.   Senza contare, poi (ma lo si deve comunque fare), i 60 milioni di bambini che non avranno accesso all’istruzione di base.

Ma c’è qualche luce, in mezzo a tante prospettive desolanti? In effetti, tra un dato emergenziale e un altro, si possono anche individuare alcuni “importanti progressi raggiunti”, raggruppati in un capitolo del rapporto dal titolo “La giusta opportunità per ogni bambino”. Non sono risultati di poco valore: restando nell’ambito del tasso della mortalità infantile sotto i 5 anni, ad esempio, anche se c’è ancora tantissimo da fare, ci si può inorgoglire per il fatto che, dal 1990, esso si è comunque più che dimezzato globalmente, ed in paesi come Etiopia, Liberia, Malawi e Niger è sceso di oltre due terzi; in 129 paesi del Terzo Mondo, poi, un eguale numero di bambini e bambine frequentano oggi la scuola primaria e, sempre rispetto al 1990, nel mondo il numero delle persone che vivono in povertà estrema si è ridotto di quasi la metà.

Condividi su:

Seguici su Facebook