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L'Aquila, sette anni dopo il terremoto: la strada è lunga, ma la speranza non muore

Intervistate alcune persone che hanno deciso di raccontarci la propria testimonianza

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6 aprile 2009. Una data che desterà un ricordo immortale per gli abruzzesi. Una data che al solo pensiero non fa altro che rievocare una serie di sensazioni negative. Sono le 3.32 quando la terra incomincia a tremare più forte che mai. Una scossa di magnitudo 5.9 della scala Richter provoca 309 morti, 1.600 feriti e 80.000 sfollati circa.

Da allora sono trascorsi quasi 7 anni. Pioggia di finanziamenti, abitazioni in fase di ricostruzione in ogni angolo della città e giovani studenti che nonostante l'incubo continuano a credere nella speranza di vedere l'Aquila proprio come un tempo.

Questa è la percezione avvertita nel cuore delle persone che per la prima volta si recano in visita alla città. «Una vita piuttosto ristretta - la definisce uno studente universitario - la città non offre grandi opportunità di svago, ma ci accontentiamo, la vita universitaria ha i suoi pro e i suoi contro. Se qualche anno fa c'erano delle agevolazioni circa le tasse universitarie, ora i servizi non coincidono con le aspettative. L'Aquila un tempo era piena di persone, di negozi, una città viva sia economicamente che socialmente. Ci sono segnali di ripresa, ma la strada è lunga e la speranza c'è sempre, perchè è una città alla quale tutti siamo legati».

«E' frustrante vedere muratori e operai in un'attività commerciale - spiega un barista - i locali che rappresentano punti di riferimento sono pochi. I segnali di ripresa sono evidenti dato che oltre alla costante presenza di persone al lavoro nei cantieri, ci sono molti giovani che si riuniscono in questo locale».

Passeggiando per le strade del centro storico, un forte impatto viene avvertito anche da chi visita la città per la prima volta.

«Ritrovarsi in questo luogo così particolare dopo una catastrofe del genere e pensare a tutti gli abitanti e alle persone che stanno facendo in modo di ricreare la città suscita in me tanta tristezza - dichiara un ragazzo di Ascoli Piceno - è terrificante vedere persone che non possono tornare nelle proprie abitazioni».

Nonostante siano passati 7 anni, è evidente il senso di smarrimento sparso tra le persone che quotidianamente vivono la città, ma sicuramente c'è la speranza di continuare a credere in una realtà che gradualmente possa raggiungere un notevole miglioramento.

Per questo, abbiamo deciso, attraverso un breve servizio, di raccogliere le impressioni e le opinioni di alcune persone che abbiamo incontrato.

Di seguito il servizio

RIPRESE DI MICHELE CIANI

FOTO DI SIMONA CICCANTI

SERVIZIO E MONTAGGIO DI ANGELA MENNA

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