Isisini a Cosenza.
Non possiamo sapere il numero preciso dei militanti potenziali o effettivi dello Stato Islamico nella città bruzia e nella sua provincia (è un fatto, comunque, che la popolazione di confessione islamica è molto cresciuta in città e nel Cosentino, dall’inizio del millennio); dobbiamo però constatare che almeno un candidato ad unirsi alla Jihad è venuto fuori, in riva al Crati. Si tratta di un marocchino di 25 anni, Hamil Mehdi: un uomo apparentemente tranquillo, come tanti altri foreign fighters o aspiranti tali.
Faceva il venditore ambulante e abitava e lavorava a Luzzi, un paese non distante dal capoluogo calabrese; lì è scattato anche il suo arresto, all'alba di stamani. Alle forze dell’ordine, in realtà, egli era già noto dalla scorsa estate. È stato prelevato da uomini della Digos, in possesso di informazioni sicure in base alle quali “era pronto a raggiungere gli scenari di guerra”, in Medio Oriente. Ed è finito in manette perché risponde al profilo del “classico combattente straniero”, dice il coordinatore della Dda di Catanzaro, Giovanni Bombardieri.
Aveva, dunque, intenzione di congiungersi ai suoi fratelli combattenti, Mehdi, in Iraq, in Siria o magari in Turchia, dove Mehdi aveva già preso contatti durante un “pellegrinaggio” proprio a luglio del 2015 (il 10, precisa la questura di Cosenza), il mese in cui sono iniziate le indagini sul suo conto. Appena arrivato nel Paese della Mezzaluna, però, egli era stato respinto dalle autorità locali, di concerto con l’Antiterrorismo italiano, perché ritenuto “soggetto pericoloso”.
“Io ero andato lì solo per pregare”, sostiene lui sin dalla prima ora, e di certo, stando ai fatti, nel cuore dell’ex Impero Ottomano non avrebbe avuto il tempo materiale per sostenere una fase di formazione-iniziazione: l’idea degli inquirenti è che possa essersi addestrato da sé, al pari di tanti altri suoi colleghi, con un tirocinio via web. E il suo arresto rappresenta proprio uno dei primi casi di applicazione della nuova legge antiterrorismo varata nel 2015, “che contesta l’auto-addestramento ai fini di terrorismo internazionale”, nota ancora Bombardieri.
Sconcertato il sindaco del piccolo comune cosentino, Manfredo Tedesco: “Lo conoscevo bene, viveva a Luzzi da un po’ insieme alla sua famiglia”. Composta anche di quattro fratelli: moglie, figli e tutto il parentame si erano stabiliti nel centro storico, con regolare permesso di soggiorno, sin dal 2006. Un mini-clan che continua a fare la sua vita di sempre in mezzo alla piccola comunità della Valle del Crati, tra una peripezia e l’altra della “pecora nera” ammaliata dagli ideali della Guerra Santa.