Solo qualche tempo prima a Bologna, nella casa di un intenditore d’arte, poi, improvvisamente, all’asta in Austria, e poi ancora all’altro capo del mondo, a New York, al centro di un’altra asta che si conclude con un’aggiudicazione per un valore altissimo.
Magia dell’arte? Dietro questa storia potrebbe non esserci solo il tappeto di Aladino o qualche altro mirabolante veicolo, ma pane per i denti delle forze dell’ordine e dei magistrati. Il primo a non vederci chiaro è stato Vittorio Sgarbi, che, attraverso la stampa, ha prontamente sollecitato l’intervento dei carabinieri anticipando la presentazione di un esposto. In realtà sono bastate semplicemente le parole del critico d’arte perché la procura felsinea, come si è appreso il 9 febbraio, cioè ventiquattr’ore dopo la denuncia dello studioso, partisse con l’inchiesta relativa al caso.
Al centro della vicenda di cui si parla c’è la “Vergine orante”, un dipinto di Annibale Carracci della fine del XVI secolo. Fino all’estate del 2013 si trovava a Bologna, fiore all’occhiello di una collezione privata con tanto di autenticazione del prof. Benassi. Poi, nell’autunno di quello stesso anno, dopo che se ne erano perse le tracce eccola spuntare inaspettatamente a Vienna, in una vendita all’incanto della casa d’aste Dorotheum, dove viene comprata per trecentottantanovemila euro. Nuovo proprietario mitteleuropeo, dunque, per la tela del Carracci? Non proprio, perché a gennaio del 2015 essa torna nuovamente all’asta: stavolta a New York, da Christie’s, e qui viene battuta per novecentosessantacinquemila dollari. Ora il problema, naturalmente, non è stabilire se l’opera abbia finalmente terminato le sue peregrinazioni, ma come abbia potuto varcare i confini dell’Italia. La rabbia di Sgarbi è aumentata dal fatto che l’opera manca ancora all’appello mentre nel capoluogo emiliano è in vista una grande mostra sulla pittura bolognese a Palazzo Fava. E il suo rimprovero accorato va ai tutori-burocrati del patrimonio artistico della città, così scrupolosi nel calcolare al centimetro gli spostamenti di un dipinto da una pinacoteca civica a Palazzo Fava eppure così clamorosamente incapaci di accorgersi di un trafugamento.