Pensi a Michelangelo e subito ti vengono in mente le grandi opere in marmo: in realtà, però, il genio di Caprese fu anche un grande bronzista, ma della sua produzione che ha per protagonista il negro metallo sfortunatamente poco è rimasto, per non dire nulla, all’ammirazione del pubblico.
Tuttavia dall’Inghilterra, lunedì 2 febbraio, giunge una notizia che, da questo punto di vista, va in controtendenza. I ricercatori del Fitzwilliam Museum di Cambridge, infatti, si dicono convinti di aver individuato due autentici gruppi bronzei firmati dall’autore della cupola di san Pietro, rivale di Leonardo (almeno sul “terreno” dell’affresco). Anzi, di aver individuato la prova definitiva che in quelle due opere c’è la mano michelangiolesca (che fossero di Buonarroti, in effetti, lo si sospettava da un po’, anche se qualcuno aveva avanzato l’ipotesi che fossero piuttosto di Cellini). Due figure umane, maschili, che cavalcano altrettante pantere: a voler essere precisi, uno dei due uomini sembra più giovane dell’altro (l’argomento promette di aprire una disputatio de aetate degna di altri due bronzi, quelli di Riace).. Si tratta della coppia di sculture meglio note come “bronzi Rothschild”, dal nome della collezione da cui provengono (quella degli omonimi banchieri): essi corrispondono in tutto e per tutto ai soggetti che compaiono nei bozzetti originali di un allievo di Michelangelo, in cui egli riproduceva alcune opere minori (o che diventeranno tali) del maestro. Tra di essi si riconoscono, appunto, anche i due “panterarchi”: il museo si spinge a sostenere che le due opere in suo possesso sarebbero, in realtà, le uniche in bronzo mai scolpite da Michelangelo, e si prepara a tenerle in mostra fino al mese di agosto.