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Lorella Ronconi, poetessa di grande successo e donna delle metafore!

Lorella:"Se fossimo tutti normali non ci riconosceremmo a un appuntamento"

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Poetessa di grande talento, in grado di coinvolgere il lettore in una lettura stimolante e mai banale. Utilizzando le metafore nelle sue opere, si è aggiudicata il titolo di “donna delle metafore”. Lorella Ronconi ha avuto tanti riconoscimenti e apprezzamenti dalla critica e non solo. Grinta e tenacia la contraddistinguono, e permettono lei ogni giorno di essere combattiva, soprattutto nei confronti di una subdola malattia genetica che le impedisce di camminare, ma non di scrivere e lottare, non solo nei confronti della sua malattia ma anche sull’abbattimento delle barriere architettoniche. Lorella come è giusto che sia, non vuole essere definita una poetessa disabile, ma una poetessa che scrive sulla disabilità.

Lorella tu sei definita la donna della metafora, per quale motivo?
Sì perché amo tantissimo le metafore, è più facile per descrivere e spiegare alle persone certi concetti. La mia metafora, è la poesia e ho giocato un po’ con la storia del doppio, dell'essere “a metà, metà persona, metà carrozzella”, la metà, il doppio, l'in e yang, il bianco e il nero, la notte e il giorno; per me vivere su “due registri “, la forza di andare avanti e la debolezza della sofferenza, fa parte del mio esistere.

Hai usato la metafora anche nel Centauro?
Ho usato la metafora nel Centauro per definire il disabile, quindi metà animale e metà uomo, metà carrozzella e metà persona. Quindi piuttosto che definire disabile, ho preferito usare la parola centauro, per rendere un volto nuovo all'immagine della disabilità creata da stereotipi e luoghi comuni. Il disabile visto come “triste”, “poverino”, “malato”, in fondo è solo una persona che vive una condizione differente, volevo dare un’immagine di forza mitologica con il Centauro, non di fragilità.

Secondo te la persona diversamene abile come viene vista dalla società?
Come dicevo prima, spesso è vista come una persona triste, da compatire un po’ trascurata, o non vista affatto, quindi nei miei libri c’è sempre qualche poesia che mette in rilievo questo.

Vuoi parlare del tuo libro “Sirena guerriglia”?
Anche qui, ho giocato con la metafora. Una donna disabile è definita come una sirena, quindi metà creatura, che canta e incanta e metà pesce.

Perché scegli la sirena?
Per spiegare la differenza di prospettiva di una donna diversamente abile da una donna “normale”. La sirena vive negli abissi profondi della sofferenza, nuota tra i suoi profondi mari in cui “i marinai”, le persone normodotate, non possono nuotare, la sirena, che osserva quei marinai camminare sulla terra ferma guarda quell'orizzonte di terra e comprende la differenza di prospettiva.  Vede la frenesia di quel mondo terreno i loro orologi sudati che frenetici corrono, la sirena guizza nel profondo dei suoi abissi e vive consapevole che non potrà mai correre su quella terra, ma canta e incanta perché è sempre una donna e si accetta nella sua pienezza e non smette di sperare né di amare.

La società vi vede un po’ come delle persone apatiche?
Si io sto in una carrozzella ma combatto e sono arrabbiatissima nei confronti delle barriere architettoniche. Mai smetterò di sostenere il loro abbattimento, il riconoscimento del diritto che abbiamo di vivere una vita come gli altri e nel riconoscimento di quel diritto, già sancito dalla legge.

Le barriere sono solo architettoniche o anche culturali?
Anche culturali. Il luogo comune è che il disabile è emarginato. Quando si vede un uomo in carrozzella non si pensa che possa avere un amore o una vita sessuale. Figuriamoci, se una donna in carrozzella può pretendere che i retaggi culturali che la vogliono vedere eterna bambina, angelo, possono pensare che quello che l’accompagna è il suo compagno, al massimo è un badante, un cugino, non può essere altro. Anche in “Sirena guerriglia”, ho voluto giocare con la metafora dando una carezza alle donne disabili, dicendo siate sirene, perché la nostra femminilità, la nostra sensualità, che poi sta nella sirena, è esattamente come quella di qualsiasi altra donna. Stare seduti in carrozzella non cambia il nostro stato. Non è che quando uno si siede per mangiare cambia la sua personalità, siamo semplicemente delle persone sedute.

Quale è il messaggio che vuoi trasmettere, attraverso le tue poesie?
Cercare di sensibilizzare, ma soprattutto dare emozioni, l'uomo senza emozioni belle non può vivere, le emozioni non vanno più di moda, io voglio “investire” invece nelle emozioni che le poesie danno, perché, come ho detto, sono fondamentali per essere umani.

Lorella cosa ti infastidisce?
L'arroganza, la cattiveria, la perdita del buon senso, l'ignoranza, la pietà, ovviamente la mia sofferenza fisica. Mi piace scrivere poesie ma non vorrei essere definita una poetessa disabile, ma una poetessa che scrive anche sulla disabilità.

Tu scrivi le emozioni?
Quando scrivo e parlo di emozioni mi sento una poetessa che investe sulle emozioni, vivendo la disabilità e lavorando per la disabilità, quindi vorrei sensibilizzare attraverso queste mie poesie questo status.

La poesia in Italia è valorizzata?
La poesia se tu vai in un negozio di libri è lo scaffale in fondo. La poesia cartacea non venderà mai, non è valorizzata, pur vivendo di poesie e di poesia ce ne allontaniamo perché temiamo che essa ci renda fragili e inconsciamente ci allontaniamo da essa per difenderci facendoci scudo.

Perché il mercato della poesia non va?
Per quello che ho detto prima, secondo me perché delle emozioni ci si vergogna, si tende a nascondersi da esse. La poesia segno di fragilità non se ne parla mai e non si pubblicizza mai in tv. A mio parere sarebbe una medicina migliore di tanti farmaci. Noi italiani per esempio non conosciamo i poeti.


Se dico Enrico Letta cosa rispondi?
E’ un grande amico, un amico vero, da anni, un amico differente, nel senso che stiamo vicini dandoci forza e coraggio, a distanza, senza chiederci nulla l'un l'altro se non l'amicizia allo stato puro, il rispetto e la stima, io e lui siamo molto legati. Enrico è arrivato alla presentazione del mio libro come testimonial e relatore, proprio come Enrico, in modo semplice esattamente come Roberto Cabalisti, atleta del secolo, campione di baseball nazionale e ambasciatore del baseball in Italia e nel mondo, Fabio Canessa, critico letterario di alto livello, tutti amici che sono venuti in modo gratuito e generoso.

Di cosa ha parlato?
Della nostra amicizia, delle mie poesie che conosce dalla prima uscita nel 2008, ha fatto una bella esegesi di esse spiegando in modo meraviglioso il mio esistere in esse. Ci conosciamo veramente da così e ha dimostrato che mi conosce molto bene, pensa che ha iniziato il suo discorso ringraziando “Elio e Andreina”, i miei genitori.

Mi racconti del libro che hai presentato?
E' una nuova versione di “Je roule” del 2008, ha fatto un grande cammino in questi anni, vinto moltissimi premi, da Abano Terme con l'award della poesia, a Cattolica, ad Acerra, a Recanati, a Roma, addirittura tradotto in U.S.A. In lingua inglese, I roll along, e la poesia che da il titolo al libro è nelle antologie scolastiche di seconda media, della Zanichelli, dandomi l'onore di essere studiata nelle scuole, come poetessa contemporanea.

Vuoi parlare della tua malattia?
Ho una malattia genetica rarissima, progressiva e molto dolorosa alle ossa: la pseudo acondroplasia aggravata da un vaccino che mi fu somministrato con la febbre alta e il morbillo. Tutte le malattie genetiche sono uguali, ma non si fa molta risonanza sulla sofferenza che causano le malattie genetiche ossee, la sofferenza psicologica e soprattutto quella fisica, dolore allucinante, talvolta vera agonia. Non si mette mai una parola su questo tipo di disabilità è una sofferenza immensa. Nella nostra distrofia ossea le ossa stesse si rompono nelle zone articolari impedendoci piano piano i movimenti, si infiammano, e viviamo sempre nel dolore assoluto.

Spieghi di cosa si tratta?
“A” vuol dire assenza, “condro” cartilagine e“plasia" in latino è malattia, quindi malattia per assenza di cartilagine. L’acondroplasia praticamente è il nanismo. La mia però è una pseudo acondroplasia, mi spiego meglio, l’acondroplasia è il nanismo tipico, la mia è una pseudo, perché il nostro viso e tronco sono normali, e non tipici del nanismo. E’stata scoperta e datata da pochi anni. Quando sono nata non c'erano medici che sapessero cosa avessi e curandomi mi provocavano danni irreversibili.

Quindi?
Noi nasciamo senza la cartilagine, nasciamo senza il genoma che contiene la cartilagine. Non essendoci cartilagine tra le articolazioni ovviamente sentiamo dolore da tutte le parti. Con la conseguenza per esempio che da ragazzina mi si è rotto il femore, e quindi è un’infiammazione ossea continua. Noi viviamo in una situazione di dolore e un’infiammazione talmente acuta, per cui ci sono stati momenti in cui il dolore talmente forte mi ha portato a dimenticare, il cervello è andato in “stand by”, ci vorrebbe davvero una maggiore ricerca, fondi stanziati, più risonanza su noi malati genetici ossei.

Che cosa si intende per diversità?
Non parlo di diversità ma di differenza, è la differenza che rende unici e speciali. L'unicità sta nella differenza, Ognuno è unico e irripetibile con pregi e virtu'. Se fossimo tutti normali non ci riconosceremmo a un appuntamento!  L'aggettivo “diverso” allontana il differente secondo me “fa figo”.

Lorella Ronconi è una poetessa con tanto talento e soprattutto, è una donna che ha tanto da insegnare.

 

 

 

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