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Arte, scoperta la vera Maddalena di Caravaggio

Identificazione a cura di Mina Gregori, massima caravaggista

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Da cosa si riconosce un Caravaggio vero? Ad esempio da “un incarnato del corpo dai toni variati, da un’intensità del volto, da polsi forti e mani dai toni lividi, e da un’ombra che oscura la metà delle dita”, dice con trasporto la presidente della Fondazione di studi di storia dell’arte Roberto Longhi di Firenze, Mina Gregori, una delle più insigni studiose del pittore italiano che rappresentò la fase di transito dall’arte rinascimentale a quella barocca. Tutte caratteristiche che, come scrive l'edizione online di Repubblica del 24 ottobre, è certa di aver ritrovato in una Maddalena scovata in una collezione privata europea. Dello stesso soggetto esistono, in giro per l’Europa, ben sette esemplari, ma la studiosa si dice più che convinta di aver visto, finalmente, il dipinto autentico.
Non bastasse la perizia formale, ci sarebbe anche la possibilità di effettuare quella calligrafica: sul retro del dipinto (103,5 x 91,5 cm) c’è un biglietto autografo del Seicento in cui è indicato che l’opera, in tempi brevi, avrebbe dovuto passare nelle mani del cardinale Scipione Borghese, il mecenate di Caravaggio. Nel momento in cui il messaggio è stato vergato, l’opera, insieme ad altre due che provenivano direttamente dalla feluca del pittore (in sostanza il suo letto di morte), si trovava a Chiaia, quartiere di Napoli, nella casa di Costanza Colonna, che doveva incaricarsi di portare le tele al cardinale, a Roma. A far compagnia alla Maddalena c’erano due San Giovanni. Furono tutte recapitate, queste opere? This is the mystery!
In realtà almeno  uno dei due San Giovanni arrivò nelle mani del cardinale (è il San Giovanni della Galleria Borghese); dell’altro non si seppe più nulla. La Maddalena, invece, passò da Roma ma non entrò nella casa di Scipione Borghese. Finì subito nella collezione di una importante famiglia europea, che, di generazione in generazione, l’ha conservata fino ad oggi. Che sia passata dalla Città Eterna, osserva la Gregori, lo dimostra un timbro di ceralacca della dogana di terra dello Stato Pontificio. Prima e dopo, è stata replicata da artisti di scuola fino a sette volte, e la fama delle sue copie  ha finito per scavalcare l’originale, tanto che, a un certo punto, i suoi detentori hanno sentito il bisogno di rivolgersi a un esperto per dirimere la questione dell’effettiva fattura caravaggesca del loro bene.  E hanno scelto egregiamente: dal 1973 Mina Gregori si batte per la tutela dei Caravaggio doc dalle imitazioni anche più magistrali.                   

 

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