Se n'è andato via nella giornata di ieri, stroncato da una malattia che lo affliggeva da tempo, nella sua casa della natia Zurigo René Burri, conosciuto e acclamato artista della fotografia per il 20° secolo. Nato 81 anni fa, lo svizzero René Burri incominciò in giovinezza ad interessarsi di pittura e cinema, tentando alla fine degli studi di approfondire quest'ultimo interesse ma con scarsi risultati, dati i pochi sbocchi che il suo paese offriva verso la cinematografia. Nonostante tutto realizza, all'età di 17 anni, tra i suoi primi documentari e contemporaneamente si iscrive ad una scuola di fotografia, munendosi di una macchina fotografica Leica, che lo accompagnerà per il resto della sua carriera. Qualche anno dopo Burri viene messo in contatto da un amico con la già prestigiosa agenzia “Magnum Photos”, creata tra gli altri da Henry Cartier-Bresson e Robert Capa, collaborazione che lo porta a girare gran parte del mondo creando reportage commissionati dall'agenzia, di cui entrerà a far parte nel 1959 e con la quale lavorerà per gran parte della sua vita, di cui successivamente nel 1982 andrà a ricoprire la presidenza. Dal Vietnam al Medio Oriente passando per il Sud America Burri documentò situazioni, gente comune e personaggi famosi con garbo e metodo, una tecnica la sua distante da quelle di Cartier-Bresson ,più propenso agli scatti che fermano l'attimo “fuggente”, o le foto “scioccanti” di Barthes, René Burri “prendeva contatto” con i soggetti, trasmettendo così anche la loro indole e lasciando immagini in cui traspariva anche la sua visione fiduciosa e ironica della vita, sempre con un eleganza da gentiluomo. Celebri gli scatti con Pablo Picasso del 1957, in cui il pittore spagnolo, noto per il suo per niente facile carattere, lasciò Burri entrare nel suo intimo così da fissarlo in una delle sue foto più ammirate dagli amanti dell'artista. Nel 1963 invece si trova davanti ad Ernesto “Che” Guevara durante un'intervista della giornalista statunitense Laura Bergquist ed è qui che realizza il suo ritratto più famoso, per molti appassionati: un Guevara assorto e sprezzante con un sigaro cubano in bocca, lo scatto più significativo in ben otto rullini di foto che Burri scatterà nell'occasione, che poi ironicamente rammenterà spesso nei suoi ricordi con questa frase tra le tante: “resti agli atti che non mi offrì neanche un sigaro”. L'anno scorso l'Italia, che Burri aveva documentato in molte occasioni durante i suoi reportage, aveva dedicato al grande fotografo una mostra retrospettiva allestita a Verona nel Centro Internazionale di Fotografia “Scavi Scaligeri”. L'immortalità delle opere di René Burri sono adesso fruibili a tutto il pubblico mondiale grazie anche alla donazione del suo archivio personale, forte di circa 30 mila fotografie, da parte dell'artista al Museo dell'Eliseo di Losanna. La morte di René Burri ha suscitato profondo cordoglio e messaggi di ammirazione da parte di tutti i suoi estimatori in tutto il mondo, che lo ricordano per la sua innata fiducia in una vita migliore e per le sue capacità non comuni di “attraversare” il soggetto, perché come amava ricordare “oltre a vedere le cose, bisogna guardarci dentro”.