TANTO GENTILE E TANTO ONESTA PARE (D. ALIGHIERI)
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi no la prova;
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.
Nell'anniversario di morte di Beatrice Cenci, sembra doveroso celebrare l'essenza femminile attraverso una lirica dedicata ad una sua omonima: la Beatrice di Dante Alighieri.
Il sommo poeta dell'amor cortese si innamorò della sua Beatrice ma non ebbe mai modo di scambiarci più di qualche parola. Il suo amore crebbe e crebbe, fino a diventare un'ideale irraggiungibile.
Beatrice fu coetanea di Dante e sua vicina di casa. Spesso il poeta la scorgeva in giro coi suoi genitori, da bambina, e già allora un sentimento di autentico affetto albergò. Quando poi lei diventò poco più che adolescente, fu data in sposa ad un signore benestante.
La società era molto diversa da quella di adesso: già a sedici o diciassette anni le ragazze venivano date in mogli, indossavano in testa il velo e giravano per la città in compagnia del marito, dei genitori o delle amiche.
Nonostante l'età , Beatrice era una donna fatta e finita, con una casa da mandare avanti e responsabilità da adulta. Dante invece veniva ancora considerato un giovanotto, che viveva a casa dei genitori, celibe e interessato a cose futili.
Quando morì il padre di Beatrice, Dante andò a porgere i suoi ossequi, sperando di poterla vedere. Purtroppo non la vide: all'epoca, le donne si occupavano di preparare il corpo per il funerale, mentre gli uomini fuori casa si scambiavano saluti e condoglianze.
Dante, sopraffatto dal pensiero di una Beatrice affranta, pianse lacrime di dispiacere. Una donna uscì in quel momento dalla stanza del morto e lo rimproverò: piangere il deceduto era un compito da donna!
Nemmeno nei suoi sogni Dante si figura con l'amata: è lei a fargli da guida nel Paradiso della Divina Commedia, ma mai si approccerà a Dante come amante o anche solo amica. Beatrice è l'incarnazione della purezza, una vergine idealizzata, intoccabile e incorruttibile.
E' talmente pura che "ogne lingua deven tremando muta e gl'occhi non l'ardiscon di guardare". Il sommo poeta estende il suo sentimento di amore alla folla, che rimane ammaliata dalla grazia di Beatrice. "La donna mia", dice Dante: in queste tre parole c'è una dolcezza incredibile. Il sentirla la sua donna non è inteso nel possesso geloso dell'amante, ma più come l'orgoglio di chi ha fatto una giusta scelta: Dante è fiero di aver scelto Beatrice come oggetto del suo amore, e si felicita nel vedere che il suo sentimento è ben riposto e che anche gli altri vedono in lei una donna angelica, amata e rispettata. E' contento di vederla felice e appagata: gli basta scorgerla per essere felice.
All'indirizzo della ragazza si sprecano lodi, che Beatrice riceve "benignamente d'umiltà vestuta". La donna incarna il divino, la colomba pura in un mondo corrotto. "Par che sia cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare". Il solo vederla "da' per l'occhi una dolcezza al core che 'ntender non può chi no la prova".
La lirica è scritta dalla prospettiva dell'autore, che si tiene in disparte e guarda Beatrice intenta nelle sue uscite quotidiane. L'ultima strofa ci ricorda proprio questa distanza:
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.
Dante, in disparte, vede le labbra dell'amata muoversi. Immagina così che quella parola sia rivolta a lui che, preso dall'incanto, è rimasto senza fiato. Sospira, gli dice.
"Tanto gentile e tant'onesta pare" è una poesia eccezionale, che esalta la donna come entità sacra. Ad una lettura disattenta può sembrare una lirica fuori tempo, poco attuale. La donna non è un essere angelico ma un essere umano, con passioni e difetti. L'idealizzazione di Dante, secondo alcuni, svuota Beatrice di ogni caratteristica reale: la rende un oggetto utile al poeta e nient'altro.
Eppure un lettore attento ci vedrà l'aspetto moderno. Tale modernità non è nel come Beatrice viene descritta, ma in come il poeta si approccia a lei. Non è un amante possessivo, non viene mangiato dalla gelosia quando sa del matrimonio di lei, non si rattrista nel vederla, pensando al fatto di non averla potuta avere.
La rispetta e rispetta la sua vita, la guarda da lontano e si inorgoglisce nel vederla ben considerata da tutti. Dante condivide Beatrice e il pensiero di Beatrice con il mondo.
Con grande delicatezza Dante dedica una lirica di amore e rispetto al suo angelo, un inno all'amore universale.
Niente di più diverso dalla tragica storia dell'altra Beatrice; stremata dalle innumerevoli sevizie dell'uomo che avrebbe dovuto proteggerla e amarla più di ogni altro: suo padre.
Dopo anni di stupri e soprusi, Beatrice Cenci decise di porre fine alla vita del suo carceriere. Lo fece picchiandolo a morte con un bastone chiodato, e buttandolo giù da una finestra.
Inizialmente pensarono tutti ad un suicidio: il vecchio era malato e pieno di debiti. Poi però testimonianze e prove iniziarono a mettere la pulce nell'orecchio alle autorità . Si arrivò velocemente al processo, alla condanna e all'esecuzione.
Era così raro vedere una condannata a morte che sotto al patibolo la gente era così tanta che parecchi morirono di asfissia, mentre Beatrice Cenci veniva fatta inginocchiare sul ceppo. Quando la sua testa rotolò lontana dal corpo, la folla in visibilio lanciò un urlo di giubilo.
La memoria di Beatrice Cenci è stata riscoperta nell'ultimo secolo; tesi ed antitesi di una femminilità soprusa, vittima e carnefice di una vita ingiusta e di un uomo violento.
E come Dante rispettava la sua Beatrice, noi oggi rispettiamo Beatrice Cenci, che nessuno ha mai protetto.