"PER GIOVANNI FALCONE" (ALDA MERINI)
La mafia sbanda,
la mafia scolora
la mafia scommette,
la mafia giura
che l’esistenza non esiste,
che la cultura non c’è,
che l’uomo non è amico dell’uomo.
La mafia è il cavallo nero
dell’apocalisse che porta in sella
un relitto mortale,
la mafia accusa i suoi morti.
La mafia li commemora
con ciclopici funerali:
così è stato per te, Giovanni,
trasportato a braccia da quelli
che ti avevano ucciso.
(Ipotenusa d’amore,1994)
Oggi ricorre l'anniversario della triste morte del Generale Dalla Chiesa, che si oppose alla mafia siciliana e per questo fu ucciso.
Dalla Chiesa fu una delle innumerevoli vittime innocenti, forse uno dei primi oppositori "illustri" della mafia a perdere la vita. Dopo di lui, molti saranno martiri; tra questi Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.
La poesia di oggi viene sputata dalla penna di Alda Merini, che dimentica ogni virtuosismo poetico (cosa che caratterizza tutto il suo lavoro) alla notizia della morte di Giovanni Falcone, di sua moglie e dei tre carabinieri della sua scorta. Colpita dall'accaduto, sfoga il suo sgomento in una poesia diretta e a tratti violenta, arrabbiata.
La mafia sbanda, scolora, scommette. Sbanda dalla diritta via di dantesca memoria, quella che viene persa dal Poeta. Allontana dalla virtù e scolora la vita, trasforma tutto in un bianco e nero, in un con noi o contro di noi. Scommette, rischia e gioca con chi si oppone.
"La mafia giura che l'esistenza non esiste". La morsa della mafia è così forte che può permettersi di negare l'esistenza stessa. E' accentratrice e manipolatoria; dice che "la cultura non c'è" perché solo la cultura può elevare lo spirito e svelare l'inganno.
Eppure la Merini, con il solo fatto di scrivere in versi, svela la bugia. La cultura esiste eccome, ed è parte della rivoluzione contro il male.
Dividi et Impera. La mafia nega che "l'uomo è amico dell'uomo". Ci vuole far sentire soli e disperati, come fece con Borsellino, Falcone, Dalla Chiesa e molti altri. La paura di essere uccisi confonde e isola; se il suo inganno non funziona, sarà la paura a immobilizzarti.
"La mafia è un cavallo nero". Qui c'è un rimando all'apocalisse biblica, dove il cavallo nero è quello della carestia, che lascia dietro di sé solo morte. "La mafia accusa i suoi morti": così si smarca dalla responsabilità ; la morte dei martiri è colpa loro, che hanno scelto di sacrificarsi per qualcosa di ineluttabile.
Nelle prime strofe, la mafia che la poetessa descrive ci sovviene alla mente come un'entità informe e spaventosa, senza un volto e senza collocazione, come se fosse un mostro lovecraftiano. E' nell'ultima strofa che Merini scopre le carte, ce la fa guardare in faccia:
La mafia li commemora
con ciclopici funerali:
così è stato per te, Giovanni,
trasportato a braccia da quelli
che ti avevano ucciso.
Falcone, Borsellino e molti altri ebbero funerali di Stato. Perché la mafia non è un mostro informe e ineluttabile, è un modo di essere, un atteggiamento: la tendenza ad ignorare, a lasciare soli e a far finta di niente. Giovanni Falcone è stato ucciso dall'indifferenza di chi lo ha "trasportato a braccia", di chi ha finto di sostenerlo.
Non sembra esserci speranza in questa lirica, eppure il lettore attento la trova nel coraggio della poetessa e nella dedica a Falcone: la paura della mafia immobilizza i più; ma c'è sempre qualcuno pronto ad alzare la testa, ad andare avanti e a lottare per i propri ideali.
E sono a queste persone che dobbiamo ispirarci, perché seguendo il loro esempio potremo smettere di essere mafia.