Ero curiosa di leggere “Yao”, il nuovo romanzo di Fiori Picco, nella versione in cinese “Yaowang”, e ne sono rimasta profondamente colpita. Ho sempre seguito la produzione di noti sinologi occidentali che si occupano di tradurre e di recensire opere della letteratura cinese, per esempio il tedesco Wolfgang Kubin, ma è alquanto difficile che un autore narri nei suoi libri di una cultura completamente diversa dalla sua, ed è ancora più raro che scriva un romanzo in una lingua che non sia la propria. Fiori Picco, scrittrice e sinologa italiana, l’ha fatto; ha scritto un romanzo molto particolare sul popolo di Landian, un sottogruppo della minoranza etnica Yao, rivelandoci tutto il fascino di una storia cinese narrata con uno stile di scrittura occidentale.
Gli Yao non sono un’etnia così conosciuta come i Tibetani, gli Yi o gli Uiguri dello Xinjiang. Fiori li ha descritti in modo talmente autentico e fedele, che ho avuto la sensazione che fosse proprio una di loro in una sua vita precedente.
Essendo un’autrice straniera residente in Italia, mi aspettavo una narrazione in terza persona da osservatrice della cultura cinese; lei invece, non solo racconta in prima persona, ma si immedesima nel protagonista Yang Sen, un giovane uomo originario di un villaggio di Landian. È già un’ottima premessa per il successo di questo romanzo che trasporta i lettori direttamente nei luoghi descritti rendendoli partecipi ed empatici.
Yang Sen, l’io narrante, inizia a raccontare della sua famiglia, del povero villaggio tra i monti, di un mondo puro, incontaminato e quasi fuori dal tempo, della vita semplice, bucolica, piena d’amore ma asessuata dei suoi genitori che, dopo anni, con l’ausilio di un medico specialista, danno alla luce tre figli maschi molto diversi tra loro per carattere, fisicità e prospettive e che andranno incontro a sofferenze e a destini differenti.
Yang Sen, il nome del protagonista, suona già familiare e propizio, così come Mu e Lin, i nomi dati ai due fratelli, che sono pieni di significati simbolici:
Yang Mu, il primogenito: un bell’albero di pioppo, solido e forte;
Yang Lin, il mezzano: un bel bosco di pioppi;
Yang Sen, il terzogenito: un’immensa foresta di pioppi.
La scelta dei nomi da parte dell’autrice non solo rivela la sua conoscenza approfondita degli ideogrammi cinesi o pittogrammi, ma denota anche il suo grande senso orientale dell’estetica.
Una tematica importante è il rituale tradizionale “Dujie”, attraverso il quale ogni giovane Yao viene riconosciuto come uomo dalla comunità. Se da un lato, il rituale di passaggio è simbolo della cultura Yao, dall’altro è fattore scatenante della profonda sofferenza di Lin, il fratello mezzano affetto da nanismo, che dovrà lasciare il villaggio per cercare di migliorare la sua vita. Lui e Yang Sen con la fuga riusciranno a superare le difficoltà e a perseguire con determinazione i propri obiettivi.
Personaggi chiave del romanzo sono l’antropologa Shen e la giovane scrittrice straniera Xuelian, che coinvolgono Yang Sen in un progetto di ricerca sulla figura storico-leggendaria di Li Tangmei. Xuelian parte con l’amico per svolgere indagini e, insieme, attraversano due province approdando in un tempio taoista immerso in una foresta. Mentre indagano sul personaggio di Li Tangmei, Fiori Picco, con una penna minuziosa e piacevolissima, racconta l’atmosfera del luogo, impregnata della cultura taoista, descrivendo il pensiero filosofico del Tao e perfino le abitudini alimentari che ne derivano. Ho ammirato la sua narrazione lucida, affascinante e appassionata.
Ho anche notato che, durante il viaggio, l’amicizia tra Xuelian e Yang Sen si rafforza e diventa profonda. L’affetto e la complicità tra i due personaggi sono simbolo di un possibile e armonioso legame tra orientali e occidentali a cui l’autrice aspira.
Un altro aspetto importante del libro è la collaborazione e l’unione tra vari personaggi provenienti da ambienti e da ceti sociali diversi: il giovane sarto del villaggio di Landian, che ha solo un’istruzione da scuola media, la docente universitaria e antropologa Shen e la scrittrice e sinologa italiana Xuelian. Questa unione è rarissima nella letteratura cinese. L’affetto sincero che Xuelian esprime nei confronti dell’amico la porterà a notare il suo straordinario talento e ad aiutarlo a superare gli ostacoli e ad affermarsi realizzando il suo sogno.
Fiori Picco usa una scrittura piena di sensibilità e di umanità. Pochissime autrici cinesi hanno scritto delle classi sociali più umili; tra queste ci sono le famose scrittrici Zhang Ailing e Yan Geling, ma nei loro romanzi ho sempre avvertito un senso di superiorità. In “Yao” invece Fiori Picco prova rispetto e considerazione per gli umili; nel libro tutti i personaggi sono paritari, perfettamente uguali.
Nel romanzo si avvertono l’esperienza di vita e le emozioni legate al passato di Fiori, che ha vissuto per lungo tempo in Cina. Il libro è in parte autobiografico.
Mi ha colpita l’esperienza di Yang Sen che, da giovane migrante, si sposta in città e poi trova lavoro in un ristorante di hot pot. Lì conosce Xuelian e la sua vita avrà una svolta positiva. La sua storia è incredibilmente simile alla mia. Anch’io infatti, nel 1983, approdai in Giappone e fui assunta in un locale specializzato in hot pot. Entrambi, grazie a una cliente abituale del ristorante, abbiamo intravisto un barlume di speranza e successivamente abbiamo avuto un’opportunità lavorativa migliore.
Xuelian dà speranza a Yang Sen perché lo rispetta e lo ammira sinceramente. Il rispetto è la premessa per dare il proprio aiuto agli altri. Il talento del ragazzo, insieme al suo ricamo della cavalletta, lo conducono verso un futuro radioso.
“Yao” è un romanzo che trasmette un messaggio di speranza ai giovani inculcando in loro autostima. Dovrebbero trarne un bel film per permettere a più giovani di conoscere questa storia e di credere di più in se stessi. Fiori ha saputo fondere la storia e la cultura degli Yao di Landian raccontandola ai lettori con uno stile narrativo elegante, sensibile, intimo e commovente. Fiori è una scrittrice che usa tantissimo il pensiero logico, come sanno fare poche autrici. La sua scrittura è pura, limpida, poetica, e riassume il lirismo cinese e le tradizioni del popolo Yao.
Con questo romanzo è diventata una scrittrice mondiale.
Kuwana, Giappone,
Marzo 2022
Satoko Motoyama è una scrittrice bilingue nata da padre cinese e da madre giapponese. Ha vissuto trent’anni a Tokyo; attualmente vive a Kuwana. Scrive saggistica e narrativa e collabora con diverse riviste letterarie e case editrici. I suoi romanzi più noti, pubblicati in Giappone e in Cina, sono “Il Signor Salsa XO e la Signora Tofu alle Mandorle”, “Una vita a due in Giappone- Memorie di una vedova” e “Tre generazioni”. È direttrice dell’Associazione Scrittrici Giapponesi Bilingue Cinese.