«Ho capito solo alla mia età quella famosa frase di Picasso: “Io non cerco, trovo”. Non riuscivo a comprenderne il significato. Oggi, invece, usando il piombo nel mio panneggio, che si avvale di linee rette e non è quindi un panneggio vero, realistico, come nei pittori del ‘500, mi sono reso conto di creare. E ho scoperto il significato di quella frase magnifica». Così l’artista Umberto Mariani, nato a Milano il 16 novembre del 1936, ha parlato della sua mostra “Frammenti di Bisanzio” curata da Giovanni Granzotto e organizzata da “Il Vittoriale degli Italiani” di Giordano Bruno Guerri con la collaborazione della Galleria dell’Accademia di Torino che verrà inaugurata il prossimo 10 maggio nelle sale del Museo Nazionale di Ravenna. I suoi panneggi sono realizzati in piombo, e il piombo, nell’alchimia, ha un significato ben preciso: è il metallo di Saturno, della notte, l’opposto dell’oro. Il piombo contiene un pensiero non espresso che l’artista, diventato una sorta di sacerdote, cerca di evocare: la verità delle cose, sembra dirci, non si fa conoscere attraverso il linguaggio ma solo attraverso l’esperienza. E Umberto Mariani predilige l’esperienza artistica. «Ho trovato il mio panneggio assimilabile a quello bizantino. Per questo ho intitolato la mostra così. È un panneggio stilizzato, geometrizzato ma allo stesso tempo plastico. Le mie pieghe non hanno nulla di veristico e di reale, si avvolgono di forme e significati simbolici. Il panneggio è parte integrante della storia dell’arte, è sempre stato presente. Dai Greci fino alla fine del ‘700 e poi con me. Chi non ricorda il panneggio mosso dal vento della Nike di Samotracia?».
Anche nella serie dei Piombi l'artista fornisce un'idea stilizzata ed essenziale del soggetto. Forme più meditate suggeriscono una lettura più pacata ed intima dell’opera. «Proprio così, il panneggio ha perduto ogni forma veristica, si è come cristallizzato in linee rette che sicuramente volgono ad affermare una visione più idealistica, più simbolica». La vita dell’artista, che per un lungo periodo si è avvicinato alla Pop Art, diventando un esponente di assoluto rilievo, è stata condizionata da un senso di ribellione nei confronti della tradizione americana. Per questo, con le sue opere aspira a ripresentare nel panorama artistico quei valori spirituali che sono stati cancellati. «Con orgoglio mi reputo partecipe e co-protagonista del “Made in Italy”. Adesso nei lavori che faccio voglio accomunare bellezza e bontà. Siamo purtroppo arrivati ad una celebrazione semplicistica del consumismo, a scimmiottare altre culture. Non avendo un passato, gli americani, adorano il presente e noi europei ci siamo adeguati a questa regressione di civiltà. Un fatto che fa ridere e anche piangere.
Ci siamo adeguati alla cultura americana. Senza storia, senza passato». Mariani ha anche fortemente condizionato la sua città natale con la sua arte: «La mia città, fino agli anni Cinquanta, è stata sempre legata all’industria pesante, emblema della modernità più progressista. Negli anni Sessanta e Settanta cambia, divenendo la città della moda e del design. Io, nelle mie creazioni, esprimo proprio questo cambiamento». «Ospitare al Museo Nazionale di Ravenna Umberto Mariani attraverso una scelta appropriata di sue opere, rappresenta un ulteriore passo di approfondimento delle profonde connessioni, non solo estetiche, che legano l’età Tardoantica all’Arte Contemporanea» le parole della direttrice del Museo Nazionale di Ravenna Emanuela Fiori. «Il Vittoriale degli Italiani è custode di memorie che Gabriele d’Annunzio ci ha lasciato perché rimanessero come in un ‘Libro di pietre vive’», ha detto il suo Presidente Giordano Bruno Guerri: «Siamo dunque orgogliosi di collaborare con il Museo Nazionale di Ravenna, che svolge magnificamente la stessa funzione, presentando le opere di Umberto Mariani e il suo felice tentativo di collegare il passato e il presente dell’arte: dunque il suo futuro». «Costante fonte d’ispirazione per il presente, archetipi ai quali rivolgersi, le forme simboliche a-prospettiche dei mosaici bizantini rivivono con una ritrovata volumetria nei drappeggi geometrici di Umberto Mariani che, come in antico “celano le forme” e divengono protagonisti assoluti dello spazio circostante. Drappeggi geometrici, declinati in materiali diversi assumono nelle creazioni del maestro una valenza d’infinito. Essi racchiudono nella propria eleganza l’idea del bello, che è tensione costante verso l’armonia e la dignità, valori fondamentali per l’uomo che la società contemporanea troppo spesso tende a dimenticare» chiosa la Direttrice del Museo ravennate Emanuela Fiori.
Saranno 50 le opere esposte al Museo Nazionale di Ravenna dove si potrà apprezzare un connubio, una sinergia tra Arte Antica e Arte Contemporanea. Le sculture e i frammenti marmorei esposti nel Museo faranno da contraltare alle opere “panneggiate” del Maestro Mariani. Inoltre, a ulteriore dialogo con le opere del Maestro, saranno esposte alcune importanti icone. Le opere del Maestro lombardo, le icone e la diretta visione dei mosaici bizantini conservati nella Basilica di San Vitale permetteranno un immediato parallelismo tra i vari modi di “fare arte”.
SCHEDA TECNICA Titolo mostra: “Umberto Mariani. Frammenti di Bisanzio” Opere: Umberto Mariani A cura di: Giovanni Granzotto
Una mostra organizzata dal: Il Vittoriale degli Italiani In collaborazione con: Galleria dell’Accademia di Torino Inaugurazione: 10 maggio 2018 ore 18.00 Date: 11 maggio – 17 giugno Luogo: Museo Nazionale di Ravenna, Via San Vitale, 17 Info e orari: Museo Nazionale di Ravenna 0544 543724