Mario Monicelli è stato uno dei più amati e stimati registi del cinema italiano che si apprestava a varcare i confini nazionali verso la conquista della propria affermazione d'oltreoceano. Il maestro non ha mai rinunciato al giusto connubio tra il cinema d'autore e l'incasso al botteghino, costruendo un cinema di commedia mai banale, dove al suo interno vi è sempre un analisi lucida e una retrospettiva ricercata della nostra società .
Monicelli si avvale nella sua lunga e ricercata cinematografia della presenza dei più grandi attori del nostro cinema come: Totò,Sordi,Gassman,Villaggio,Mastroianni ecc ecc,con alcuni di loro stringerà un vero e proprio sodalizio ricercato e prolifico che impressionerà per sempre con autentiche pietre miliari il panorama cinematografico a tutt'oggi portanti della storia del cinema di casa nostra. Il suo viaggio nel mondo di celluloide ha origine lontane,con un passaggio che va dal muto girato in 16mm,fino ad approdare al cinema in 35mm,dapprima,come spesso accade in questo settore,da aiuto regista,fino ad arrivare al meritato"comando"direttivo di primo regista. Da subito gli fu assegnato dall'ambiente cinema,l'appellativo di "maestro",nato prima per gioco,per via della sua singolare espressione nel dirigere,che lui stesso definiva "sbrigativa" e mai "impositiva"(come da qualcuno fu velatamente accusato),quindi quello sfottò ironico nel definirlo maestro,divenne poi,da li a breve,grazie all'indiscusso successo di critica e pubblico riguardo alle sue opere,il sacrosanto riconoscimento di chi non solo sa fare cinema,ma allo stesso tempo diviene fautore e prepulsore di uno stile ben definito nel raccontare e rappresentare la "Settima Arte" come un monito per tutti gli appassionati di cinema.
Gli esordi di un giovanissimo Monicelli risalgono al 1935 dove a soli diciannove anni si fece notare vincendo il primo premio"Sezione a passo ridotto" della Mostra del cinema di Venezia,con "I ragazzi della via Paal"il film fu girato dunque in 16mm e senza sonoro. Il premio vinto spianò la strada al giovane Mario che da li comincia a lavorare nel cinema,dapprima come ciacchista per poi approdare al ruolo,ovviamente molto più blasonato di aiuto regista. Dopo anni di gavetta arrivo nel '45 a collaborare con il grande Pietro Germi con il quale instaurò da subito un profondo legame di amicizia. L'anno dopo fu chiamato insieme a Steno,sotto la direzione del navigato Riccardo Freda,alla sceneggiatura di un suo film,dallo stesso nacque un importantissimo sodalizio artistico con l'amico e collega Steno. Insieme firmarono tra le più importanti sceneggiature e in seguito regie del cinema nostrano.
Il grande successo era alle porte e arrivò con l'inizio di un nuovo connubio artistico,tra regista e primo attore. L 'attore protagonista in questione è il Principe della risata,Antonio de Curtis in arte Totò. Con Totò,quindi Monicelli firmerà insieme a Steno la sua prima e vera e propria regia in "Totò cerca casa" che sbancò il botteghino e divise la critica,dove la parte "buona" della stessa considerò l'opera come la più riuscita satira sul cinema neorealista,tra l'altro il film campione d'incassi fu secondo soltanto al famoso "Catene" di R.Matarazzo con Amedeo Nazzari. Ancora oggi "Totò cerca casa" viene considerato una delle più grandi prove recitative dell'inarrivabile Totò. Da questo film in poi i più grandi produttori cinematografici fecero a gara nel puntare su Monicelli che insieme a Totò firmò e condivise successi di altre importanti e famose pellicole come:" Totò e i re di Roma","Guardie e ladri","Totò e le donne","Totò e Carolina","I soliti ignoti" e "Risate di gioia". I primi tre film citati,come in "Totò cerca casa",furono diretti a quattro mani con l'amico Steno,mentre da "Totò e Carolina" in poi la regia fu solo di Monicelli.
In"Totò e i re di Roma" ci fu la prima collaborazione tra il maestro e un altro pilastro del cinema italiano:Alberto Sordi,con il quale in segiuto racoglierà altri importanti consensi come con Totò. Inoltre il film in questione si lascia ricordare non solo per la sua più che riuscita verve comica,ma sopratutto come denuncia della società italiana dell'epoca che costringeva impiegati professionisti nel settore a munirsi di "dovuto"titolo di studio per poter continuare la propria attività lavorativa. Rimane nella mente e nel cassetto dei nostri ricordi più cari,il famoso siparietto tra Totò e Sordi,dove il "Principe" dopo essersi visto "strappare" il diploma,donatogli per compassione dalla commissione d'esame,dallo stesso Sordi che interrogato il candidato Totò e ritenendolo poi non idoneo e quindi bocciato,finirà per essere vistosamente malmenato dal Principe dopo la famosa e storica frase:"Lei sa cosa significhi la parola Paliatone?". (continua)