Si inaugura sabato 3 dicembre 2016 alle ore 11,00 presso il Palazzo dei Priori di Volterra (PI) la mostra personale d’arte contemporanea di Gianfranco Zazzeroni dal titolo “Dalla terra al cielo. Percorsi visivi tra segno e colore”. L’artista, urbinate di nascita, vive ed opera da molti anni in Abruzzo, precisamente a Montesilvano (PE). Si è formato all’Istituto Statale di Belle Arti di Urbino, città sensibile a suggestioni estetiche, specializzandosi nella Scuola del Libro. Dopo la formazione ha insegnato Disegno e Progettazione per la grafica editoriale presso l’Istituto Statale d’Arte di Ascoli Piceno e di Pescara.
Gianfranco Zazzeroni, dopo l’importante mostra effettuata in Toscana, a Firenze, nel 2015 presso il Palazzo Medici Riccardi, espone per la prima volta nella città di Volterra. La mostra, che verrà presentata da Daniela Pronestì, gode dei patrocini della Regione Toscana, del Comune di Volterra, della Provincia di Pisa, dell’associazione Culturale Toscana Cultura di Firenze e dell’associazione Culturale “L’Incontro degli Artisti” di Montesilvano (di cui è presidente).
Volterra, fucina di talenti fin dai tempi lontani, vanta i natali del poeta latino Aulo Persio Flacco e del famoso pittore Daniele Ricciarelli detto “Il Braghettone”. Lo ricorda il sindaco di Volterra, Marco Bruselli, nel suo scritto che accompagna il pregevole catalogo realizzato ad hoc per questa importante mostra antologica.
“Quando il colore diventa linguaggio”: potremmo così interpretare l’idea di arte del Maestro Zazzeroni usando le parole di Alessia Dei, assessore alla Cultura di Volterra. Dunque una interpretazione cromatica sull’essenza delle cose, dove i tratti appena accennati lasciano libera immaginazione al fruitore. L’artista suggerisce le sue emozioni, attimi personali che vengono immortalati sulla tela in modo sobrio ed elegante. Riflessioni sul “flusso della vita”, sulla creazione, sul dolore ma anche sulla speranza mai doma. Un pensiero in movimento come nell’”Esplosione cosmica” che avvolge l’osservatore in un vortice interiore e che trova “vie di fuga” attraverso l’uso sapiente del colore, superando un vago senso di dolore mediante la speranza “oltre la realtà”, sublimandola con “voli pindarici” o introspezioni profonde nel proprio inconscio o anche mediante sguardi onirici come nell’opera “Il sogno come incantesimo della vita”.
Lo spazio espositivo del Palazzo dei Priori, struttura di epoca medievale, incornicia queste opere contemporanee in un connubio tra presente e passato, dove la spontaneità della tecnica pittorica di Zazzeroni e la vitalità dei suoi colori si immergono nella solennità di questa struttura monumentale.
”La levità del sogno e la concretezza del reale. L’abisso delle passioni e la via luminosa dello spirito. Il magma dell’informe e l’ordine razionale del mondo. L’eterno ripetersi dei cicli naturali e la fugacità dell’esistenza umana. L’opera di Gianfranco Zazzeroni – scrive la curatrice della mostra Daniela Pronestì - si nutre del dialogo tra gli opposti, del loro sovrapporsi e significarsi a vicenda. Come in un ossimoro, dove il conflitto tra le parole genera un nuovo significato, così nella sua pittura il contrasto tra realtà distanti genera un nuovo linguaggio. Una dialettica che riguarda tanto i concetti quanto la tecnica, che vede l’artista intento a coniugare forza incisiva del segno ed astrazione lirica del colore. La prima è retaggio dell’esperienza maturata nella pratica incisoria, dove il segno è scrittura, pensiero della mano, forma grafica che non ammette errori. La seconda, invece, è conseguenza di un intimo rapporto con la pittura, intimo perché vocato ad una totale introiezione dei valori del dipinto. E quindi, anzitutto, del colore, che in Zazzeroni è cifra dell’invisibile, parola del sentimento. Quando segno inciso e colore convivono nello spazio dell’opera, come nel caso delle puntesecche, si ha l’impressione che l’antagonismo tra la scabra durezza della trama segnica e la consistenza rarefatta delle stesure sia soltanto apparente. Anziché confliggere, colore e segno si compensano reciprocamente: se il primo diluisce la forma con l’intento di disperderla, il secondo, invece, interviene per riportarla alla perduta concretezza. Le suggestioni che nascono dal colore, quando questo si spinge oltre il visibile, rispondono solo in parte alle intenzioni dell’artista; vivono di vita propria, senza avere più alcun legame con la materia fisica. Al contrario, il segno è la prova inconfutabile e concreta di una volontà che si fissa sul supporto dopo aver attraversato diversi stadi interiori. Complementari l’uno dell’altro, segno e colore s’incontrano nell’opera di Zazzeroni per evocare una costante dicotomia tra ordine e caos, ragione e sogno. Di questo confronto con l’azione segnica, il colore dipinto conserva il ricordo, facendo sì che ogni pennellata, così come ogni passaggio di spatola, indichino al contempo una traccia e una direzione. E siamo nuovamente al cospetto di un rapporto di forza tra due dimensioni che si accordano sul piano dell’espressione. Questa volta però si tratta di una polarità interna al colore, al suo essere impronta di verità irrinunciabili e allo stesso tempo proiezione che guida queste verità verso il cambiamento, la trasformazione. Poco importa che sia macchia, frammento, sciabolata o evento magmatico: il colore, nella pittura di Zazzeroni, è sempre il tramite di un passaggio, una via da percorrere con gli occhi e con la mente. Lungo questo percorso, ciò che si ripete non è mai uguale a se stesso: i colori irrompono, deflagrano, si addensano, si diradano, debordano come in preda ad un sisma che scuote i margini della tela. In altre parole: vivono. E insieme a loro, è la vita stessa che si riversa nello spazio dipinto, con i suoi accadimenti temporali, le sue morti e le sue rinascite, la sua tensione verso un altrove nascosto nel sogno o dietro le nuvole. E’ il senso di un dinamismo sotteso all’esistere, di un viaggio interiore che procede, come ci ricorda il titolo di questa mostra, dalla terra al cielo. Vale a dire: dalla materia creata alla scintilla della creazione, dalla limitatezza della natura umana al desiderio d’infinito. E’ il cammino verso l’ineluttabile, che guida il destino o governa il sentimento; una fuga dall’orrore, dal nonsenso degli eventi, dalla disperazione. E’ soprattutto la rivelazione di una pittura che, quasi fosse una porta magica, trasfigura la realtà in sogno, affidando a questo incantesimo il compito di immaginare nuovi scenari di senso, attraverso ed anche oltre il colore”.
La mostra, come detto, si inugurerà sabato 3 dicembre 2016 e proseguirà fino a domenica 8 gennaio 2017. Sarà aperta al pubblico tutti i giorni dalle 10,00 alle 16,30, il 1° gennaio 2017 dalle 12,00 alle 17,00, mentre sarà chiusa il 25 dicembre 2016.