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ARCH: La Khabarova e la Kopina officiano una liturgia artistica di grande spessore

Viaggio nella genesi dell’Uomo: in scena un rito antico e moderno: lo scopriamo grazie a Marco Di Stefano

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A prima vista sembrerebbe un vero e proprio viaggio: quello dell’ uomo e della sua genesi; a raccontarcelo due donne di straordinaria bravura ed ingegno artistico: Tanya Khabarova e Lidia Kopina.

Raccontano della donna, dall’antichità ai nostri giorni, della sua forza propulsiva; la donna, madre ma anche figlia, eroina mitologica, tenace e forte. Che sa cogliere l’ attimo sospeso prima di ogni azione, il momento poetico, quello di una carezza o di un bacio o un pugno, che ci racconta di lotte e di abbracci, di fatiche e di gioie nel muto scorrere della vita e delle sue stagioni. Ha la forte consapevolezza del suo ruolo che celebra in una continua, lenta ma eterna liturgia. Tutto questo è A R C H, uno spettacolo di Tania Khabarova con la collaborazione di Lidia Kopina.

Abbiamo chiesto a Marco Di Stefano, attore e regista di cinema e teatro, da oltre 25 anni nei circuiti del teatro internazionale e compagno di vita oltre che professionale della Khabarova, di raccontarci ARCH: La khabarova e la Kopina, due donne, due artiste di fame internazional.

Cosa le lega oltre la collaborazione professionale e quali programmi hanno insieme per il futuro. Due artiste di fama internazionale, appunto, legate innanzitutto da una grande amicizia oltre alla forte intesa professionale. Lidia è stata allieva alla Derevo di Tania che ha diretto per lei “ The Week” uno spettacolo teatrale che ha sancito l’ esordio, da solista, della Kopina. Con l’ associazione MOTUS saranno ospiti del Teatro Danza di Siena dove andranno in scena il 12 gennaio 2017. Tania continua il suo impegno professionale con il gruppo di teatro danza Derevo e sarà presto a Londra. continuerà a girare il mondo con la sua arte ed i suoi spettacoli.

La Donna: guerriera, poliedrica, combattiva: Cosa pensa Marco Di Stefano della Donna e del ruolo che questa dovrebbe avere nella Società

Elemento trainante e dominante della nostra società: questa è la Donna! Sagace, intuitiva, intraprendente, essa ha una sua specifica “dignità” al pari dell’ uomo, senza distinzioni, senza maschere. Non un surrogato dell’ uomo, non semplice emulazione, non una “donna – maschio” ma complementaria, elemento basilare, motore della società. Più donne in politica, ad esempio e con ruoli di spicco, garantirebbero meno corruzione. L’ uomo è spesso accecato dal denaro e dal possesso che derivano proprio dalla insoddisfazione e dalla frustrazione generando corruzione e degrado morale: la Donna, invece, quale “bona mater” garantirebbe rigore morale.

ARCH è proprio questo: l’Arca, simbolo di vita e di rinascita, richiama molto il grembo della Donna capace di dare e generare vita e se posta al centro dell’ “Agorà” giocherebbe un ruolo di maggiore equilibrio e serenità che certamente gioverebbe a tutti gli uomini. Il Terremoto ha distrutto case, palazzi, Chiese e Teatri ma soprattutto ha fatto crollare la fiducia della gente in un futuro migliore: come l’ arte e il Teatro, lo spettacolo, possono aiutare le popolazioni colpite a riportare la “speranza” in una terra martoriata e ferita nel profondo. In questi giorni mi sono posto spesso questa stessa domanda: a cosa serve il Teatro in questo momento e penso che ora più che mai, il Teatro, deve riconoscere se stesso e la sua primigenia vocazione.

Sono molto legato a quei territori: ritornato dalla Danimarca nel lontano 1986, mi sono stabilizzato tra Roma e Pisa facendo teatro e cinema ed ho lavorato molto anche in quelle Zone. Macerata per 14 lunghi anni ha ospitato il Teatro della comunità. In questi giorni si sente parlare molto dei centri più grossi colpiti dal sisma ma si sconoscono i nomi dei tanti gioielli feriti, capolavori rasi al suolo dalla furia distruttrice della natura: Ussita, Camerino, Tolentino. Teatri distrutti, tutto bloccato per il momento. Sono crollati i muri ma sono state ferite le coscienze.

Cosa può fare il Teatro? Può lavorare sull’ interiorità delle persone perché capace di “tirare fuori” sentimenti, idee, libertà. Il teatro offre nuove possibilità, la capacità di dialogare con gli altri, di ascoltare ma anche di gestire i propri sentimenti; ti dà la carica necessaria per riprendere in mano la tua vita ed iniziare a “ricostruire” non solo gli edifici di mattoni! Aiuta a riscoprire la propria fisicità, il proprio equilibrio interiore e capacità emotiva; ti aiuta a non lasciarti dominare dall’ angoscia e a canalizzare i tuoi desideri, ad esprimerti. In altre parole, il Teatro ha una funzione “rivoluzionaria” che va oltre il disastro. La gente ha bisogno, in questi momenti, di “ritrovarsi e ricostruirsi” interiormente: in questo percorso si inserisce il teatro della comunità, che speriamo di riprendere presto, quale momento privilegiato di aggregazione, e salvare anche "Cosivicinocosilontano Macerazione atto 14", che rischia molto a causa degli eventi sismici.

Foto: Piero Falduto

www.teatrodellacomunita.com

Ufficio Stampa: Concita Occhipinti

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