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Faraoni alti biondi e longevi

Identikit e misteri sull'antico Egitto di Marco Rocchi

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La mummia di Ramess II, Ramess il Grande, ha i capelli rossi! Si è sempre pensato che l’effetto fulvo, fosse dovuto all’azione dell’hennè, od agli effetti dei componenti impiegati nell’imbalsamazione; niente di più errato.

RamessII regnò sulla terra d’Egitto per 67 anni morendo per setticemia attorno a i 90. Di lui son rimaste le gesta eroiche in battaglia, riportate sulle mura templari, i molti templi dedicati alle più disparate divinità, e le gigantesche statue. Una cosa che però ha sempre incuriosito ,è la sua colorata capigliatura. Può venir spontaneo pensare che gli Egizi fossero tutti di capelli scuri, bassi e dalla vita breve; non è sempre stato così. In molti casi ci siamo trovati di fronte a mummie con aspetto singolare per l’epoca e la collocazione geografica. Gli antichi regnanti cercavano di mantenere la discendenza semi divina, sposandosi fra consanguinei. Questo portò in molti casi a una mortalità infantile altissima ed a malformazioni congenite. Il tentativo di conservare il”sacro sangue”  ci riporta con la memoria ai mitici shemsu hor, i cosiddetti seguaci di Horus. Questi  precursori della civiltà egizia , provenivano da un lontanissimo passato pre diluviano e conservavano  segreti iniziatici. Potrebbe dunque essere che i regnanti come RamessII,  più alti, longevi e con i capelli chiari non fossero altro che gli ultimi discendenti di questi sacerdoti semi divini , portatori di segreti e conoscenza?

Per risolvere il mistero dell’aspetto non previsto, l’egittologa forense Janet Davey ha effettuato insieme al chimico industriale Alan Elliot ,alcuni esperimenti con i Sali di Natron, elemento base usato nell’imbalsamazione . Sono stati presi campioni di capelli da 16 diverse persone ed  immersi nei Sali di Natron per la durata di 40 giorni, come era prassi Egizia. Fra i campioni hanno immerso nel composto anche alcuni trattati precedentemente con hennè. Ebbene in nessuno dei casi hanno rilevato modificazioni di alcun tipo. La successiva analisi al microscopio condotta da Gale Spring esperta del RMIT,  ha dato conferma che nessun campione di capelli avesse subito  modificazioni di alcun genere; questa è la prova definitiva che il processo di imbalsamazione non può aver prodotto mummie di  faraoni con capelli chiari.

Il mistero si infittisce quando nella zona di Saqqara ,la zona di sepoltura del faraone ultracentenario Pepi I, si ritrovano elementi e scarti di lavorazione della pietra provenienti dal predi nastico, con chiari segni di utilizzo di macchinari ad alta tecnologia. Le scoperte degli anni ’30 dello scorso secolo in questa area non possono non riportarci ai mitici Shemsu Hor; i Seguaci di Horus.


 Marco Rocchi
marcocoda.rocchi@libero.it

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