Si è inaugurata martedì 15 marzo 2016 alle ore 16,30 presso il Mediamuseum di Pescara un’interessante mostra d’Arte contemporanea intitolata “Archeologia della comunicazione”, quale sinergia tra la Fondazione Edoardo Tiboni per la cultura e la Galleria olandese “Artheerenveenart”. La titolare della galleria Olena Davydovych, presente alla manifestazione insieme al suo art director Francesco Basile, ha stretto una sorta di gemellaggio artistico, o se vogliamo di confronto, tra Italia e Olanda, le due “Regine dell’Arte”. Ad accoglierli, unitamente ad alcuni dei 28 partecipanti (italiani e olandesi), il prof. Gianfranco Zazzeroni, che ha curato la direzione artistica dell’evento, e Dante Marianacci, in qualità di vice presidente della Fondazione Tiboni.
“Il Mediamuseum” – dice Dante Marianacci durante la conferenza inaugurale – “è il luogo ideale per ospitare questa bella mostra poiché luogo per eccellenza non solo delle Arti e dello Spettacolo, ma anche della Comunicazione”. E prosegue: “La comunicazione all’origine si esprimeva con i segni. Con questa mostra si vuol operare un procedimento al contrario, un ritorno cioè alle origini, rispetto all’eccesso di comunicazione attuale, dove paradossalmente si finisce per non comunicare”. Egli conclude citando Bernardo di Chartres: “Noi siamo nani sulle spalle di giganti”, cioè “non possiamo guardare avanti se non ci rivolgiamo indietro, se non riconosciamo tutta la tradizione che è alle nostre spalle”. Pertanto, occorre “aggiungere alla tradizione per rinnovare l’arte, non solo quella italiana, ma cooperando con gli altri Paesi, perché le culture devono dialogare tra di loro”. È quanto si è tentato di fare con questa mostra, che sta riscuotendo consensi di pubblico e di critica, la quale dopo Pescara approderà a Fermo, Gualdo Tadino, Piacenza, ed in altri luoghi, ed attuerà una rotazione degli artisti della galleria olandese (che rappresenta ben 16 Paesi del mondo).
“È a Paolo Sistili che dobbiamo il concetto di ‘Archeologia della comunicazione’ – scrive Stefania Maggiulli Alfieri nella brochure realizzata ad hoc – “poiché l’artista inventa un nuovo alfabeto, una grammatica di segni e cromie, che tesse un discorso interno ed insieme universale, riproducendo il linguaggio e la comunicazione stessa alle origini. Un alfabeto che non avendo codici si può leggere solo emotivamente, con tutti i sensi in allerta, e coglierne l’anima”. Ed ancora: “Archeologia della comunicazione è una tessitura nella quale si imbrigliano più personalità, come una musica d’orchestra, dove l’eterogeneità della strumentazione contribuisce a creare quell’unico insieme di accordi che concepisce un’opera musicale”. “Così in questa collettiva l’alfabeto immaginario si esprime attraverso geometrie e immagini inedite e strutturate, e il dialogo con toni differenziati”.
In mostra le opere dei seguenti artisti: Alfieri Maggiulli Stefania, Angel Lato Gold, Bertolacci Sandro, Basile Francesco, Basili Giuseppe Rinaldo, Bordin Marilena, Brafa Aldo, Catalini Stefano, Costanzo Giancarlo, D’Aquino Antonio, Fazzini Claudio, Franceschelli Cinzia, Liuchyk Elena, Manzoni Gian Ruggero, Monsignori Giampaolo, Pardoel Gitta, Pfalzgraf Heidrun, Poolen Petra, Prosperi Cinzia, Rashid Alì, Rea Mauro, Redivo Gualtiero, Ripani Albino, Scippers Ellen Schumann Giorgio, Sistilli Paolo, Vinylism Sigis, Virgili Maurizio.
Dunque, sensibilità e tecniche differenti in esposizione al Mediamuseum per una mostra di ottimo livello qualitativo che potrà essere visitata fino al 30 marzo negli orari di apertura del Museo e cioè dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 17,00 alle 19,00.