Finalmente si è concluso il perverso sistema delle quote latte adottato nel 1984 per contenere le eccedenze di burro e di latte in polvere dei Paesi europei. Gli allevatori europei dal primo aprile potranno produrre tutto il latte che vorranno.
Durante questi anni questo ingegnoso sistema concepito dagli allora dirigenti UE, ha permesso di alimentare un’assurda e gigantesca burocrazia rappresentata da migliaia di dirigenti statali, pagati con stipendi d’oro, con obblighi cartacei ed informatici paragonabili ai gironi dell’inferno dantesco.
Gli allevatori italiani sono stati costretti ad usare la loro liquidità ed a realizzare ipoteche sui propri immobili per affittare e/o acquisire questi “diritti” di produzione o meglio acquisire fogli di carta straccia valevoli unicamente ad evitare multe salatissime. Anni di lavoro, spesso famigliare, gettati al vento che sono serviti ad alimentare una gigantesca e farraginosa inutile macchina.
Dopo pochi anni di entrata in vigore i nostri allevatori e le nostre Associazioni di categoria si erano perfettamente resi conto che, viste le produzioni casearie di eccellenza prodotte nel Belpaese, questo regime non doveva essere adottato ed applicato. Non solo l’Italia risulta ad oggi deficitaria del 60% del latte consumato, ma bastava concentrare ed organizzare meglio la rete commerciale presente all’epoca per capovolgere completamente, in senso migliorativo, la remunerazione dei nostri caseifici e dei nostri allevatori. L’indifferenza, l’ignoranza, il quieto vivere di molti politici e di molti dirigenti, il cui operato era concentrato unicamente alla salvaguardia dei propri benefict, ha fatto si che si accettasse un sistema imposto da Bruxelles massacrando le nostre Aziende.
Ulteriore dimostrazione del disprezzo verso gli allevamenti italiani, oltre all’ignoranza tipica di chi non si è mai nemmeno recato in vita sua in un’Azienda agricola, l’abbiamo da anni ascoltata dai dirigenti UE. La fine delle quote latte, decisa nel 2003 “non e’ certo una sorpresa” ha detto il commissario europeo dell’agricoltura, Phil Hogan. Le recenti grida d’allarme sulla discesa dei prezzi, in concomitanza con l’embargo russo e dopo l’aumento di produzione nel 2014 di oltre il 5% a livello europeo in vista della fine delle quote, non smuovono Bruxelles. “L’industria deve trovare il modo di adattarsi alla realta’, noi monitoreremo la situazione” ha assicurato Hogan, secondo cui “non c’e’ nessun collasso del settore”.
Mentre le Aziende chiuderanno chi pagherà il conto?