«Una mossa ampiamente annunciata e prevista quella del ricorso al Tar della Powercrop». E' questo il commento del Sottosegretario d'Abruzzo con delega all’Ambiente Mario Mazzocca, che fin dalla conclusione della Conferenza dei Servizi dello scorso 19 aprile invitava tutti a non smobilitare, ben sapendo della concreta possibilità dell’odierno strascico giudiziario da parte del privato.
«Fin dall’inizio» commenta il Sottosegretario «definimmo il nostro ingresso nella vicenda come l’entrata in campo di forze fresche in una gara di calcio in cui la Regione stava perdendo 2 a 1, in trasferta, al 94° dopo che l’arbitro aveva decretato 5 minuti di recupero. Eravamo, come siamo, ben consci che la Via ha espresso il proprio parere favorevole ormai 6 anni fa, e che la Regione Abruzzo, con Deliberazione di Giunta n. 1267 del 10 dicembre 2007, ha disposto la ratifica dell’Accordo di Riconversione Produttiva a suo tempo sottoscritto. Così come non abbiamo dimenticato che nel lontano 9 settembre 2009, l’allora Assessore Regionale Mauro Febbo, in sede deliberante del Comitato Interministeriale preposto, ha dichiarato il progetto 'Powercrop' di interesse nazionale, nonostante alcune timide perplessità dal medesimo sollevate».
«L’attuale Giunta Regionale» continua il Sottosegretario, «contando sul lavoro certosino condotto in questi ultimi mesi dagli uffici in collaborazione con esperti, istituzioni locali, organizzazioni di categoria, associazioni e comitati, ha svolto un puntuale lavoro di ricognizione e approfondimento di tutti i temi della questione, in buona parte evidenziati un mese fa da 16 Sindaci del territorio; indi, grazie all’importante e significativa attività svolta dal gruppo di lavoro appositamente istituito, lo scorso 19 aprile l’esecutivo ha deliberato di recedere dall’Accordo ritenendolo decaduto al pari dell’intero progetto integrato».
«Or bene», conclude Mazzocca, «parafrasando qualche 'amichevole' Cassandra, non so se le possibilità che il Tar possa accogliere le istanze dell’azienda Powercrop siano alte, o se nel suo ricorso si smontino tutte le motivazioni che hanno indotto la Regione a dare parere negativo lo scorso aprile. Di certo è che non ce ne staremo con le mani in mano. Siamo consapevoli di essere intervenuti in piena zona 'Cesarini’ a cercar di raddrizzare un risultato che ci vedeva, di certo non per nostre colpe, fortemente soccombenti. E siamo impegnati con tutte le nostre forze a perseguire un risultato importante per la Marsica, per il Fucino e per i tantissimi cittadini preoccupati dall'installazione impattante in un'area a grande valenza sia dal punto di vista ambientale che per le produzioni agricole in atto. Con una doverosa precisazione: non è la 'legislazione nazionale' a concedere a questo tipo di impianti i titoli di “strategici”, di “interesse nazionale” e di “interesse pubblico con priorità a carattere nazionale”. La legge concede, bensì, una facoltà, su cui la Regione decise di assentire nel lontano settembre 2009».